Regia di Mario Martone vedi scheda film
Antonio Barracano è un potente personaggio radicato nel Rione Sanità di Napoli. Si è sostituito alle Istituzioni, dispensando giustizia tra gli abitanti del quartiere, che lo rispettano e temono. Dopo essere stato investito di una serie di "casi" - tra cui quello della moglie, che finisce in ospedale dopo essere stata assalita da un cane da guardia della casa - Antonio è coinvolto in una vicenda complessa che lo porta ad interagire con il panettiere Arturo Santaniello. Presso di lui, Antonio Barracano intercede per il figlio Rafiluccio Santaniello, in stato di bisogno a causa delll'arrivo di un figlio. Il "sindaco" del rione sanità incorre in una tragica sorte; ma, prima che il suo destino si compia, s'impegna per lasciare tutto in ordine. Adattamento cinematografico dell'omonima opera teatrale di Eduardo De Filippo, ambientato ai nostri giorni, questo film descrive una Napoli quasi fuori dal tempo, con alcune sue caratteristiche che appaiono immutabili. Nella totale assenza di forze dell'ordine e magistratura, il ruolo di giudice è esercitato da un uomo autorevole e determinato; gli abitanti del quartiere sul quale estende la sua influenza, se da un lato sono intimoriti dalla potenza di Antonio Barracano, da un altro hanno fiducia in lui, e riconoscono quali giuste le sue "sentenze". D'altro canto, Antonio non "spadroneggia" nei confronti dei cittadini sui quali esercita influenza; cerca di prendere decisioni giuste, nel rispetto di valori tradizionali, quali l'amore filiale, il rispetto, la lealtà. In ciò, egli è un "uomo d'onore". Tanto a cuore ha il suo ruolo, da pagare con la vita il corretto esercizio dello stesso; e tanto si sente responsabile verso la "sua" gente, da rinunziare, sentendo prossima la fine, ad ogni proposito di vendetta. Una vicenda amara, che induce alla riflessione. Antonio Barracano è una persona, in ultima analisi, corretta; cosa accade, quando chi riveste lo stesso ruolo - in costante latitanza delle Istituzioni - non lo è altrettanto ? Le conseguenze, immagino, le abbiamo lette tra le pagine della cronaca nera. La natura di opera teatrale non è tradita dall'adattamento. Buona parte del film è occupata dai dialoghi; le location sono poche, le sequenze di azione, anche. Le interpretazioni sono discrete. Tra gli attori, ho, in particolare, apprezzato Francesco Di Leva nei panni del protagonista Antonio. Il dialetto napoletano utilizzato è in larga parte comprensibile. In alcuni momenti, tuttavia, ho fatto un po' di fatica. Il film non è entusiasmante. I ritmi blandi non aiutano l'attenzione; l'ho comunque apprezzato, perchè immagino sia in grado di rendere lo spirito dell'opera ispiratrice, la quale tratteggia con cura ed attenzione per la realtà, le peculiarità di un personaggio e l'ambiente in cui è radicato.
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