Regia di Mario Martone vedi scheda film
Antonio Barracano è definito “sindaco” perché riesce a vegliare sul Rione Sanità assieme al suo amico medicoFabio Della Ragione. Vi riesce con la capacità innata di chi sa distinguere tra carogne e brave persone e quando Rafiluccio, figlio del fornaio, gli si rivolge per comunicargli che sta per uccidere suo padre, Antonio decide d’intervenire per evitare che possa avvenire una tragedia della quale è certo che l’uomo se ne pentirebbe amaramente.
Da Morte di un Matematico Napoletano, pellicola del 1991 dedicata alla figura dello scienziato Renato Caccioppoli,fino all’approdo del rione del titolo, divenuto famoso per aver dato i natali al principe De Curtis, e già raccontato a teatro da Eduardo e in seguito al cinema da Ugo Giordani, con Anthony Quinn nel ruolo del criminale al quale rivolgersi per risolvere e governare con imparzialità. È questo l’excursus di un regista – Martone - principalmente legato al mondo del teatro e in seguito approdato al cinema sempre per narrare, o quasi, la propria Napoli, perennemente in bilico fra afflati di camorra e screzi che potrebbero costarti la vita. Fra le sue mani l’opera firmata da De Filippo diventa un mix ben congegnato di speranza e onore, critica sociale di uno stato assente al quale ci si sostituisce con mezzi di fortuna e con le armi a propria disposizione. Il risultato finale si potrebbe sbrigativamente scambiare come un oltraggio su celluloide riadattato ai tempi di Gomorra ma oltre questo c’è di più. C’è la modernità di un linguaggio differente perché traslato sul grande schermo, ma al tempo stesso uguale, perché l’opera di Eduardo è stata integralmente preservata e modificata solo sulle ultime curve per donare una speranza che al grande drammaturgo scomparso negli ‘80 mancò. Al tempo stesso il cast funziona come un orologio, la colonna sonora firmata da Ralph P colpisce nel bersaglio, la Napoli livida e notturna aggiunge alla pellicola quel tocco di freddezza che non guasta e la trama avvince pur non essendo nuova e il finale arriva quando meno lo si vorrebbe incontrare. Piacevole rivisitazione a distanza di quasi sessant’anni di un classico del teatro a dimostrazione che forse quello che doveva essere narrato era già stato ampiamente detto, o quasi.
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