Regia di Mario Martone vedi scheda film
Ralph B urla ‘O Sindaco ‘o Sindaco’ sui titoli di coda di un Martone imprevisto e brillante. Adattando la commedia di Eduardo de Filippo, il regista napoletano sembra tirar fuori questo titolo in un periodo cine-televisivo in cui la malavita napoletana è rivisitata e ritradotta dalle infinite serie/film capaci di farne folklore senza attente disamine del fenomeno (in parte riusciva quest’anno anche Claudio Giovannesi con La paranza dei bambini). Così facendo, agli occhi dello spettatore del cinema, che potrà vedere Martone in contemporanea con l’anteprima veneziana, Napoli sarà una cosa nuova, o meglio, sarà di nuovo quella che è sempre stata. Un luogo in cui la morale, anche per un boss, è un continuo punto interrogativo; in cui la messa in scena è essa stessa protagonista, perché parte integrante dell’immagine che il boss (il Sindaco del titolo) vuole dare di sé; in cui il concetto di famiglia è continuamente rivisto e messo in discussione, fuori da molti degli stereotipi più risaputi (coppoliani?). La mafia di Martone è una mafia che cerca di organizzare gli impegni su delle schede orarie, che si destreggia fra un colloquio e l’altro, che aiuta la gente e prende posizione non solo sulla base di interessi economici ma anche per coerenza con posizioni ideologiche. Si tratta di una mafia tutta incastrata nella scena teatrale ma soprattutto nello schermo cinematografico, con una regia che acquista la brillantezza dei classici del “Cinema a palcoscenico”, gestendo a meraviglia la distribuzione degli attori in scena, con tanto di attenzione per i fuori fuoco e le profondità di campo. Insomma, tutt’altro che un film asfissiante nella sua teatralità, ma piuttosto un film in cui si respira un’idea di Cinema sicuramente troppo diligente ma anche entusiasta e genuinamente invisibile – come avrebbe detto un genio a caso, Billy Wilder.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta