Regia di J.J. Abrams vedi scheda film
Un appassionato commiato funebre dal sapore definitivo, che eterna il mito e al contempo lo rifonda, aprendosi allo splendore abbacinante di un “Odi et amo” fantascientifico.
La nuova trilogia "disneyana" di Star Wars (ma più in generale l'intera saga iniziata con Guerre stellari) si chiude in un'esplosione di romanticismo struggente che guarda al futuro, ma passando per il ripristino di quel passato che Rian Johnson aveva espunto (o messo in dubbio) nel suo rivoluzionario Star Wars: Gli ultimi Jedi. Solo che non è più il passato nostalgico di Star Wars: Il risveglio della Forza, ma un regno malinconico e vibrante di "morti che parlano" (come si può dedurre immediatamente dal "sommarione" di apertura): non solo il redivivo Imperatore (con un look strabiliante, decisamente più "spettrale" di quanto ricordavamo), ma anche il fantasma di Forza di Luke Skywalker (Mark Hamill), il ricordo a sorpresa del mitico Han Solo (Harrison Ford), il trapasso (illusorio?) di icone storiche come Chewbecca (Joonas Suotamo) e l'aureo C3-PO di Anthony Daniels. E c'è persino un'attrice defunta – la compianta Carrie Fisher – che continua a recitare, attraverso le prodezze del cinema digitale. Un appassionato commiato funebre dal sapore definitivo, che eterna il mito e al contempo lo rifonda, aprendosi allo splendore abbacinante di un Odi et amo fantascientifico che rivisita notevolmente – ma intelligentemente – il finale de Il ritorno dello Jedi: lei (Daisy Ridley) è una Jedi rabbiosa, mentre lui (Adam Driver, bravissimo) è un Sith gentile. L'entusiasta J. J. Abrams, chiamato in extremis per "salvare la baracca" in seguito alle critiche mosse dai fan "puristi" nei confronti del capitolo precedente, rivede con Chris Terrio il copione di Colin Trevorrow e Derek Connolly optando per un ritorno alla classicità che di fatto è una sensibile retromarcia rispetto alle innovazioni stilistiche e contenutistiche del film di Johnson (con certe "pezze" di sceneggiatura che purtroppo non possono che infastidire). L'andamento del racconto è piuttosto squilibrato (specie all'inizio), ma ignorare la maestria della messa in scena, le portentose ambientazioni (i rottami della seconda Morte Nera solcati da un oceano in burrasca, la tenebra di Exegol) e il fragore emotivo e spettacolare di alcune scene (lo scontro "a distanza", il bacio "shakespeariano") nel nome di un freddo passaggio al setaccio di tutte le presunte "incongruenze" di svolgimento è il peggio del peggio del nerdismo più pericoloso. Billy Dee Williams reindossa con gioia le vesti di Lando Calrissian.
Sfavillante e commovente la colonna musicale di John Williams (la sua ultima per Star Wars).
Voto: 7 — BUON film
VISTO al CINEMA
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