Regia di Aurélien Vernhes-Lermusiaux vedi scheda film
LUCCA FILM FESTIVAL & EUROPA CINEMA
Attorno al 1860, un meticoloso ed appassionato fotografo francese convince il generale delle truppe impegnate in Messico, ad inviarlo come fotografo di guerra, ambizioso nel suo intento di trasferire su carta le immagini più significative di uno sfruttamento coloniale che si porta dietro stermini e atti di violenza indicibili.
Ma una volta giunto il loco, l'uomo non riuscirà mai, per varie ironie ed azzardi del caso, a trovarsi nel posto giusto al momento giusto, dovendosi accontentare di riprender i tratti di una natura allo stato brado dalla bellezza abbacinante, ma non certo in grado di apportare significativi intenti di documentazione ad una causa civile ed etica di qualsivoglia natura.
Nel suo intimo, grazie all'aiuto del generoso e comprensivo indigeno Pinto, l'uomo apprenderà sulla sua pelle il valore incalcolabile di una tolleranza che diviene l'unico baluardo, invero più teorico che praticabile, di una pace e di un rispetto di fatto chimere irrealizzabili, avvinte dai flutti di una belligeranza insita nella radice umana che diventa il fine ed insieme lo scopo di tutto il suo agire per il tramite di conquiste e civilizzazioni imposte ai danni dei popoli conquistati e sottomessi.
La purezza e l'intensità del film emergono soprattutto dalla figura dello straordinario protagonista, occhio mancato e ritardatario che si immola per la causa rinunciando a tutto tranne che alla propria esperienza e passione di vita, ma che si ritrova come un profugo emarginato e naufrago in un mondo che non fa che opporgli ostacoli insormontabili.
Una sorta di riproposizione di una versione ancora più dolente e sofferta di Robinson Crusoe, sorretto dalla pazienza e dalla lealtà di un Pinto/Venerdì che si rivela molto più in grado di rappresentargli la concreta realtà dei fatti, rispetto alle evidenze di foto anche belle o suggestive, ma che non centrano alcuno degli obiettivi testimoniali prefissati.
Per la regia assorta ma ispirata di Aurélien Vernhes-Lermusiaux, vers la bataille funziona anche molto grazie alla prestazione offerta dall'attore protagonista, quel "pelo rosso" d'un Malik Zidi scoperto oltre vent'anni fa da Francois Ozon nel suo piccante Gocce d'acqua su pietre roventi.
?
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta