Regia di Søren Kragh-Jacobsen vedi scheda film
Il secondo lungometraggio di Kragh-Jacobsen, dopo il buon esordio de I ragazzi di St. Petri (1991), è ambientato ancora durante il secondo conflitto mondiale, per mettere in scena una storia di differente 'resistenza'; se nel precedente lavoro si trattava di un'organizzazione concreta ed armata per scacciare i nazisti dal paese (là era la Danimarca), quella del piccolo Alex, il protagonista dell'Isola in via degli uccelli, è invece una 'resistenza' tutta psicologica, che funziona solo grazie ad un'estrema capacità di autoconvincimento ed alla fiducia illimitata che il ragazzino concede al proprio genitore. Come in una fiaba - e se si pensa che l'anno precedente era uscito La vita è bella di Benigni, non è certo un'impresa così azzardata o impensabile -, tutto si risolve. Pluripremiato, questo secondo film del regista danese ha raccolto fra gli altri riconoscimenti anche l'Orso d'Argento a Berlino e, sia per il regista che per il piccolo protagonista, l'Emmy award, l'Oscar della televisione (il film nasce come produzione televisiva, anche se in effetti scene, costumi, luci, recitazione, ritmo sono tutti impostati su canoni cinematografici). Sceneggiatura di John Goldsmith e Toni Grisoni da un soggetto - un romanzo semi-autobiografico - dello scrittore polacco Uri Orlev. 6/10.
Durante i rastrellamenti nazisti l'undicenne Alex trova rifugio nella soffitta di una casa diroccata, portando con sè il topolino Neve. Con incrollabile fiducia attende il ritorno del padre, che è stato deportato...
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