Veniamo catapultati in storie che potrebbero essere "paragonate" in egual modo, delle amplificazione del cinema di Tarantino, dove vi troviamo (spesso) un esplosione finale di ultraviolenza esagerata ed esasperata, mentre qui nei film di Shinkai la troviamo nella parte melò, dove i protagonisti si scaraventano e sperticano in lunghe corse devastanti ai limiti della resistenza umana, per raggiungere quello che per loro è forse più dell'aria che respirano.
Ed è assurdo dirlo, ma come ho gia detto, tutto ciò ha un' enfasi così eccessiva che alla fine ci appare e ci sembra quasi tutto naturale, anzi siamo stanchi quanto loro.
Questa esasperazione, la si ama o la si odia, come del resto tante altre "emozioni immotivate" senza freni.
Il film è pressochè perfetto nell'animazione, e come sempre è una fucina di informazioni sulla cultura e i comportamenti del Giappone, in bilico come sempre tra realtà e tradizione e folklore che in questo caso sfiora pure il fantasy. In una Tokyo che sembra la città di Seven, si narra che esistano delle persone con l'abilità di placare la pioggia e fare tornare il bel tempo, naturalmente solo per un tempo limitato e solo in un luogo determinato, ma questo potere esige un prezzo non da sottovalutare.
Nel mezzo a tutto questo melodrammone, riescono a inserirsi siparietti comici di personaggi che alleggeriscono la situazione, senza però guastarne il momento supremo.
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