Regia di Chang-geun Lee vedi scheda film
FEFF 21 – UDINE: CONCORSO
“old age love story”
Due coniugi anziani dividono la loro abitazione con il figlio disoccupato, la moglie di costui e la figlia dei due.
Di fatto l'anziano, di professione taxista, è il solo che porta a casa soldi per il sostentamento del nucleo, ma la preoccupazione che finirà per occuparli maggiormente si sposterà dal lato prettamente economico causato principalmente dal sentimento di nervosismo e frustrazione che l'indolenza ed immaturità del figlio genera sul burbero ed attivo padre, alla condizione di salute dei due anziani: non tanto quella fisica, che vede entrambi i coniugi ancora in eccellente forma, bensì quella intellettuale, dato che, prima la moglie – in forma decisamente più grave, poi pure il marito, si scopriranno affetti da una forma di demenza senile progressiva che avanza in modo celere e preoccupante.
La circostanza, dopo lo scompiglio iniziale, non farà che unire ulteriormente i due coniugi, decisi a condividere quelle difficoltà sempre più ricorrenti, acuite da mancanze di memoria, amnesie, e altri gap imbarazzanti, con stratagemmi in grado di ridare stimoli anche ad una vita di coppia minata come tante da una routine in grado di far appassire ogni reale sentimento pur ancora esistente.
Al suo debutto nel lungometraggio, il regista sudcoreano Lee Chang-geun si affida ad un valido cast in grado di conferire sfumature interessanti, soprattutto ai personaggi dei due coniugi anziani, con particolare riguardo alla figura dolente e triste della madre, che si trova per prima interdetta dal blocco chela malattia le crea dinanzi, come una barriera invalicabile che giunge a bloccarla all'improvviso rendendola inetta verso ogni azione altrimenti spontanea ed abituale.
La sceneggiatura, se da un lato si occupa, con una certa profondità e finezza, di tornare in argomento su un tema assai attuale come il destino degli a anziani, sempre più spesso “scaricati” in case di riposo anche senza una vera necessità impellente, finisce sin troppo presto per arrovellarsi nelle medesime problematiche e crucci esistenziali, nei dubbi e nelle incertezze comprensibili che attanagliano ogni personaggio tra i quattro principali. Schiacciando sin troppo il pedale sul patetico e su scene ed accomodamenti narrativi volti ad ingraziarsi la simpatia del pubblico in modo sin troppo smaccato e disinvolto.
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