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Extreme Job

Regia di Byeong-heon Lee vedi scheda film

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La recensione su Extreme Job

di supadany
6 stelle

Far East Film Festival 21 – Udine.

Non ci sono scongiuri che tengano: la legge del paradosso colpisce sempre nei momenti meno opportuni.

Se provi a raggiungere un risultato ambizioso, non c’è verso di riuscirci, ma quando affronti lo stesso impegno senza prestarci grande attenzione, hai più probabilità di quanto crederesti di trasformare l’impossibile in realtà.

Un filo conduttore che diventa il fattore in più del sudcoreano Extreme job, traino di un’action comedy multimilionaria, in cui un’attività improvvisata si trasforma inavvertitamente in una gallina dalle uova d’oro, un successo impossibile da respingere, nemmeno ricorrendo a tutta la buona volontà di questo mondo.                     

Reduce da un intervento disastroso, la squadra di detective capitanata da Ko (Seung-ryong Ryu) è con le spalle al muro. L’ultima occasione per riscattarsi, li vede tallonare una nota banda di trafficanti di droga. Un’operazione che richiede tempo e una buona copertura, identificata in un ristorante di pollo fritto che rilevano per pochi spicci, ideale per usufruire di un punto di osservazione privilegiato e che non dia nell’occhio.

La situazione si complica maledettamente quando sono baciati da un inaspettato successo, con la loro cucina divenuta virale e code sterminate di clienti. Nonostante vari contrattempi, come una fama diffusa a livello nazionale, non rinunceranno a guidare la missione, in difesa dell’onore e di una professione che non vogliono abbandonare.

scena

Extreme Job (2019): scena

 

Da alcuni anni a questa parte, il cinema sudcoreano sta scalando posizioni nella considerazione internazionale, principalmente grazie a thriller sofisticati, blockbuster d’azione, ricostruzioni storiche minuziose e intensi drammi in costume.

Anche per questa ragione, il successo colossale di Extreme job è sorprendente, raggiunto mediante una veste recepibile oltre il confine nazionale e un senso dell’umorismo debitore delle commedie d’azione in tenuta poliziesca che, soprattutto negli Stati Uniti e negli anni ottanta, hanno spopolato (da Beverly Hills cop a Scuola di polizia, passando per 48 ore).   

Un abito che il regista Byeong-heon Lee (What a man wants) cuce su misura per essere esportato e, in alternativa, utilizzato come perfetto telaio da remake. Un bolide lanciato a tutta velocità, soprattutto quando allunga le sequenze scatenando un capitombolo dietro l’altro, con gag a effetto domino, concatenazioni al fulmicotone che, saggiamente, aprono e chiudono il film, stabilendo in questo modo un immediato spirito pop e lasciando infine un ricordo spumeggiante.

Al contrario, nel mezzo accusa alcuni segni di stanchezza, frutto di una sintassi limitata, un’architettura solida solo nella vicinanza della sua colonna vertebrale. Di fatto, ogniqualvolta che toglie il piede dall’acceleratore, è sguarnito e qualsiasi aggiunta all’itinerario comico finisce per produrre contraccolpi negativi, che si trascinano per svariati minuti.

Nell’insieme, Extreme job non è la quintessenza della ponderazione, è diluito su una lunghezza eccessiva, almeno una quindicina di minuti potevano essere tagliati senza troppi patemi d’animo, ma quando si concentra sul suo terreno di caccia preferito (la commedia popolare ad alto volume, con rimpalli su più sponde) è distruttivo, un compagno affidabile per ritrovarsi immersi in un appetitoso pasto comico.

Senza freni (nemmeno quelli che sarebbero tornati utili).

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