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Regia di Kook-Hee Choi vedi scheda film

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La recensione su Default

di supadany
8 stelle

Far East Film Festival 21 – Udine.

Le fondamenta di un’istituzione sono solide fino a un istante prima del crollo (vedi anche il caso Lehman Brothers). Solo in un secondo momento vengono a galla quelle falle che avrebbero dovuto attivare un segnale d’allarme e far intraprendere delle misure correttive. Ovviamente, da tutto questo a rimetterci maggiormente sono i ceti medio bassi: la melma è prodotta dall’alto per poi scendere a valle e ammassarsi, fino a soffocare lo strato che travolge.

Una triste storia che, con i dovuti distinguo, si ripete inopinatamente da decenni, spostandosi da uno Stato all’altro con coordinate troppo simili per credere non sia possibile evitarne di uguali nel prossimo futuro.  

Corea del Sud, novembre 1997. La signorina Han (Hye-su Kim), un funzionario governativo della banca centrale coreana, prevede un’imminente crisi economica. I suoi sforzi per evitare il peggio sbattono contro l’opinione del viceministro dell’economia (Woo-jin Jo), convinto che l’unica soluzione per uscirne vivi sia stringere un accordo con il fondo monetario internazionale.

Mentre Michel Camdessus (Vincent Cassel) è già sul posto per dettare le condizioni indispensabili alla sigla dell’accordo da parte del fondo, Han lotta giocandosi la carriera per evitare che ciò accada e un consulente finanziario (Ah-in Yoo) prevede la catastrofe, decidendo di investire contro gli interessi nazionali. Infine, un piccolo imprenditore (Jun-ho Heo) finisce improvvisamente sul lastrico, condannato da un sistema che, nel giro di una settimana, è rimasto completamente al verde.

scena

Default (2018): scena

La Storia tende a ripetersi ciclicamente, saldandosi sugli errori di sempre ma anche su precise volontà che agiscono nell’ombra per scatenare gli effetti alla luce del sole.

Rifacendosi a fatti realmente accaduti, che nel novembre del 1997 portarono la Corea del Sud a un passo dal baratro del fallimento economico, Default forgia una struttura tentacolare e solida con una marcia da action/thriller, agganciando tutte le principali sfumature del caso.

Segnatamente, presenta una politica distante dagli interessi del popolo, la morsa della finanza internazionale che stringe per annientare la vittima designata, chi dalla situazione intende trarne profitto (con un personaggio estrapolato dal Christian Bale de La grande scommessa) e chi invece sta perdendo tutto quanto ha costruito in anni di duro lavoro senza avere un’uscita di emergenza, assegnando a un funzionario economico la battaglia – persa in partenza – di contrastare decisioni deleterie, adottate per interesse personale e contrastanti con quello comunitario.

In tal senso, non viene risparmiato nulla al Fmi - rappresentato da Vincent Cassel in versione villain in giacca e cravatta, uno squalo senza un filo di coscienza - descritto come il male supremo, un apparato che salva ufficialmente gli Stati per controllarne sine die le mosse economiche.

In più, neanche gli Stati Uniti ne escono intonsi, testimonianza di come l’autore Choi Kook-Hee abbia voluto riproporre un quadro complessivo e verosimile, apparecchiando un discorso analitico ma con un linguaggio facilmente comprensibile e un ordinamento equilibrato in tutte le dimensioni che va ad attraccare.

Vincent Cassel

Default (2018): Vincent Cassel

  

Alla fine, Default possiede stilemi coriacei e rodati, automatismi scattanti che circumnavigano la materia economica per poi colpire con frustate puntuali. Un prontuario sfaccettato di incendi da spegnere senza pensare a salvare ciò che sta bruciando, parole rassicuranti che nascondono novelle pestilenziali, false negazioni che vincono contro la verità, uomini che scalano i gradini del potere e altri che precipitano nel vuoto senza nessuna rete di salvataggio ad attenderli.

Loquace e tambureggiante, scevro da ogni qualsivoglia titubanza.

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