Regia di Kwon Lee vedi scheda film
FEFF 21 - UDINE : CONCORSO "duplicity thriller-horror". Una giovane impiegata di banca con contratto a tempo determinato sceglie un monolocale di un grande palazzo come suo appartamento, dopo alcune esperienze non proprio felici in alcuni quartieri malfamati, ma dai prezzi più abbordabili, della medesima città. Ogni mattina si risveglia come stordita, stanca più della sera precedente, e una sensazione di incertezza la spinge a continuare a cambiare combinazione alla serratura del proprio portone di ingresso.
Ma quando una sera sente armeggiare all'uscio, avvertendo proprio il tentativo di forzare la serratura, l'impressione della donna di non essere sola in quel put angusto monolocale, diviene una intima certezza. Che tuttavia non trova riscontro, come credibilità, nei confronti della polizia che, intervenuta in loco, prende sottogamba i timori della giovane , classificandola come una probabile mitomane. Door lock, thriller incalzante e molto ben studiato che riesce a trovare i suoi spazi di suspence anche quando lo spazio angusto della location principale tenderebbe ad escluderlo, ha il grosso merito di privarci delle certezze e tuffarci epidermicamente nei panni della povera protagonista, indifesa e messa al muro, che vede violata la propria ristretta ed apparentemente inespugnabile identità, minata e resa vana dalla malizia di un professionista dell'inganno più perverso.
Certo il film si prodiga a mettere in campo tutta una serie, invero circoscritta a tre persone, di plausibili colpevoli, senza escludere che, al centro del dramma personale, non sia imputabile un profondo disagio personale della insicura ed instabile protagonista. Ma il merito più ambizioso ed evidente del cineasta, è quello di esser riuscito a destreggiarsi abilmente non tanto in locali ampi e variamente sviluppati ove e facile concepire, già a tavolino, un gioco a nascondino tra gatto e topo perversamente attratti in modo unilaterale; bensì piuttosto tra gli spazi angusti di un monolocale che costituisce verosimilmente, al giorno d'oggi, l'abituale spazio vitale di intere famiglie ammassate in veri e propri loculi abitativi delle densamente sovraffollare metropoli dell'Est del nostro globo.
Riuscendo a rendere impellente e contagioso quel senso di disagio che prende la protagonista (una valida Kong Hyo-jin), afflitta da un comprensibile sentimento di angoscia metropolitana misto a panico da isolamento. Sensazioni e sentimenti spiacevoli, imbarazzanti, sin terrificanti, propri degli individui che compongono singolarmente una società come quella di molte metropoli densamente popolate di oggi, quasi unicamente costituite da singole solitudini irrimediabilmente incontrovertibili.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta