Regia di Mikhail Red vedi scheda film
Ragazzina bistrattata in famiglia e dalla società decide di porre fine alla triste esistenza, impiccandosi in un collegio cattolico. Per poi tornare, incazzatissima, a spargere dolore e sofferenza. Detta così sembra anche interessante, a differenza di quel che poi invece appare sullo schermo. Horror filippino sulla scia dei più noti j-horror.
1995. Nel collegio cattolico di Santa Lucia Erika, un'allieva, si toglie la vita impiccandosi nel bagno. Passano gli anni ma nell'istituto, sempre duramente diretto da Suor Alice, si ripete la tragedia: anche l'allieva Anna viene trovata morta, nello stesso bagno, in circostanze nient'affatto chiare. Pat Consolacion (Bea Alonzo), psicologa in sostegno delle ragazze, mentre si prende cura delle più depresse ha ripetute visioni dello spettro di Erika. Pat infatti è una medium e resta impressionata da un nuovo fatto di sangue: Clara è stata uccisa dopo un'aggressione della quale viene incolpato il custode.
Horror filippino ricalcato sul modello orientale (nipponico o coreano), ovvero costruito attorno ad una tragedia che poi giustifica il ritorno di uno spettro vendicativo nella classica iconografia con cui The ring, The grudge o The eye hanno abituato (e stremato) il pubblico. Nulla di nuovo -e tanto di vecchio- sotto i riflettori (male illuminati) di un set povero, non solo economicamente (motivo per cui la storia si sviluppa in un contesto temporale indefinito, con televisori a tubo catodico e assenza di cellulari e computer).
Mikhail Red, anche coautore della sceneggiatura, dirige nello standard un horror intriso di elementi cattolici ben più spaventosi -per il loro insinuante ed esteso raggio d'azione- della solitaria e maltrattata Erika, spinta al suicidio da una società che rigetta i più sensibili. E sotto questo aspetto, Eerie avrebbe avuto anche molte cose interessanti da dire, ma il regista predilige un clima funereo e sfigato all'ennesima potenza, appoggiato da una tetra fotografia, senza mai riuscire a trovare il ritmo giusto. E quando, in un film di 100 minuti, manca il ritmo quel che resta è tanta noia. Noia alimentata, sin dalle prime sequenze, dalla sgradevole sensazione di déjà-vu.
"In nome del Signore abbrustoliscono, in nome del Signore bruciano e consegnano al diavolo; tutto in nome del Signore." (Georg Christoph Lichtenberg)
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