Regia di Syoutarou Kobayasi vedi scheda film
FEFF 21 - UDINE : CONCORSO "matrimonial drama (with cat)" All'interno di una tradizionale coppia anziana con figli adulti fuori casa, si consuma un rapporto ormai consunto da una quotidianità ormai logorata, e da una indifferenza che la routine degli ormai flebili ritmi quotidiani, finisce per incoraggiare e rendere dilagante. Anche l'affetto o la tenerezza reciproci risultano compromessi da un disamore che si sviluppa soprattutto unilateralmente, da parte dell'uomo, scorbutico e taciturno, insensibile e distratto, nei confronti di una moglie al contrario servizievole e dolce, propensa alla sopportazione, paziente e devota, almeno fino al momento in cui un piccolo grande dettaglio affettivo che improvvisamente viene a mancare, si tramutera' nella fatidica goccia in grado di far traboccare il vaso.
Questo particolare è rappresentato dalla scomparsa improvvisa dell'ormai anziano ed affezionato gatto di casa, la cui assenza risveglia e rende imminenti le evidenti condizioni di incomunicabilità che condizionano il benessere sentimentale ed affettivo di coppia, in realtà distratto da una reciproca pigra tolleranza. Sarà la devota e remissiva moglie a ribellarsi ai troppi anni di inutili tentativi di addolcire il carattere intransigente e contrastare l'atteggiamento scorbutico del marito, arrivando a minacciare la volontà di procedere al divorzio, mentre parallelamente si prodiga, con tutti i mezzi, alle ricerche affannose dell'adorato felico.
Ma non sarà proprio il gatto che, come suggerisce con una certa malizia il titolo, avrà voluto d'iniziativa istigare con la sua assenza cruciale, una soluzione ad una problematica impellente e per troppo tempo sottaciuta? Dietro la direzione del volitivo regista di Osaka, Kobayasi Syoutarou, di cui avevavo visionato lo scatenato Hamon:Yakuza Boogie al FEFF nr.19, abile anche ad inserire stilosi ed azzeccati flash-back inerenti l'origine di quella antica unione sentimentale, "Only the cat knows" si presenta come una commedia aggraziata in grado di sondare in modo schietto e profondo le problematiche più consuete ed annose che l'abitudine ed il quieto vivere generano ed alimentano nel rapporto di coppia, sotto forma di sopportazione e disamore, in grado entrambi di svilire intere esistenze, senza che nessuno dei due elementi trovi il coraggio di chiarirsi con l'altra metà.
La sceneggiatura, accurata ed intelligente, evita inutili piagnistei o ruffiane scene madri, ma anche puerili semplificazioni a scopo di furba piaggeria nei confronti del pubblico, mantenendo una coerente lucidità di contenuti, e la lungimiranza di utilizzare il bel gattone nero posto al centro della vicenda, unicamente come mero, semplice e quasi disarmante focolaio in grado di alimentare un regolamento di conti doveroso e pure salvifico.
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