Regia di Sabu (II) vedi scheda film
FEFF 21 - UDINE : CONCORSO
"hyper Sabu-esque absurdist dramedy".
Attorno alla abituale organizzazione delle giornate in capo ad un eccentrico cantante melodico dal look estremamente kitch, un po' in crisi esistenziale, ma letteralmente adorato da folle di mature signore propense a non perdere alcuna delle sue tappe canore, si intersecano a forza, incastonate dalla follia ingovernabile del caso, altre due storie di vita dagli esiti quasi surreali, in grado di innescare una serie di eventi, concatenati in un ritmo calibrato ad orologeria, che solo la follia del caso (accostata alla ormai nota verve creativa del suo autore) riesce ad assicurare ed esplicitare in termini visivi di grande maestria.
Abile a gestire i ritmi più sfrenati, Hiroyuki Tanaka, alias SABU, ci regala uno sfrenato incipit parossistico che permetta in seguito, procedendo deduttivamente alla ricostruzione in stile puzzle, di ricostruire tre storie di persone in qualche modo piegate o esasperate dalla vita o da sfortunate circostanze fortuite - a volte contrarie, a volte sin benevole, in grado di condizionar loro completamente la vita da una quotidianità ormai compromessa completamente. Non si spiega altrimenti, se non per la sfrenata ed incontrollabile bizzarria del caso, la possibilità che la vita del cantante "enka" minacciata dalla invadente presenza della sua molesta fan numero uno (con esiti tragicomici alla Misery di Stephen King), possa connettersi con quella di un giovane ex galeotto deciso a vendicarsi dei colleghi che lo hanno incastrato, e ancor meno con le sorti di un giovane intento a dedicarsi ad azioni altruiste come ipotetica azione espiativa in grado di giovare alla salute della propria fidanzata in coma a seguito degli effetti molesti di una pallottola vagante durante una sparatoria che vide i due accidentalmente al centro dell'azione.
Eppure tutto succede con una precisione ad orologeria in grado di esaltare, ancora una volta, le dinamiche di una regia e di una sceneggiatura con cui SABU torna a confutare, pur nella più pura distensione e leggerezza dei contesti, al massimo scalfiti da un cesello di critica sociale ironica e pungente, la sua superiorita e versatilità di cineasta tra i più dotati del cinema nipponico contemporaneo. Regalandoci ancora una volta quasi due ore di grande spettacolo.
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