Regia di Renny Harlin vedi scheda film
FEFF 21 - UDINE : CONCORSO "cat-and-mouse action". Cosa spinge tre delinquenti mascherati a fare irruzione in un grande obitorio metropolitano, ove un solerte medico legale, vedovo inconsolato di una bella consorte morta a seguito di una rapina in una gioielleria, sta praticando le ultime analisi e valutazioni prima di chiudere tutto e prepararsi a festeggiare un solitario Natale? Nell'adrenalinico, scatenato, ritmatissimo Bodies at rest, la spiegazione di tutto, quando non intuibile, viene lealmente esplicitata attraverso una narrazione coerente e sin elementare, ma fluidamente essenziale e generosa.
La circostanza permette al ritrovato, muscolare ed energico regista finnico Renny Harlin, di ritrovare lo smalto dei suoi primi lodevoli prodotti al fulmicotone made in Usa, quando, già dsi tardi '80, il cineasta godeva dello status civico e privato di rivestire il ruolo privilegiato di consorte della star Geena Davis (protagonista dei suoi ormai lontani, ma notevoli, Spy e Corsari, insuccessi commerciali certo, ma tecnicamente, e non solo, gioielli action insuperati).
Ecco infatti che Harlin, da sempre cittadino del mondo e da qualche anno figliol prodigo in quel di Hong Kong, ove è riparato dopo troppi anni trascorsi a dirigere mediocri produzioni a stelle e strisce in bilico tra action dozzinale ed horror sin troppo seriale, ora invece, alle prese con un ottimo script "ad orologeria", si prende carico di portare a termine un puro prodotto di cassetta certo, senza alcuna pretesa autoriale - ci mancherebbe altro - ma che costituisce una perfetta, magnifica lezione di regia e di narrazione per ritmo e sapientemente calcolati colpi di scena, valorizzati dall'innato senso del ritmo che gli abbiamo sempre riconosciuto sin dai tempi dello splendido sequel di Trappola di cristallo, "58 minuti per morire" o per il suo film cult in assoluto: l'esagerato, incontenibile, ma pur magnifico, Cliffhanger con uno Sly in canottiera sui ghiacciai.
Ne consegue, ora, un perfetto action divertente che si "tracanna" tutto d'un fiato, impreziosito dalla verve di una star di Hong Kong qui al suo meglio e a suo agio come sotto l'egida di Johnnie To, e che risponde al nome, noto anche in Occidente, di Nick Cheung.
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