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Dying to Survive

Regia di Muye Wen vedi scheda film

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La recensione su Dying to Survive

di alan smithee
5 stelle

locandina

Dying to Survive (2018): locandina

FEFF 21 – UDINE: CONCORSO

black comedy cum drama”

Da un fatto vero.... un film rivelazione e campione di incassi in Cina.

Ispirato al fatto di cronaca che vide protagonista un malato di leucemia cinese che, oppresso come tutti i pazienti come lui da un prezzo inaffrontabile del farmaco salvavita ufficialmente disponibile nel proprio paese, si industriò ad importarlo dall'India, riuscendolo ad ottenere ad un prezzo di oltre dieci volte inferiore a quello previsto in loco, dà lo spunto a questa parallela vicenda che vede come protagonista non tanto un malato di leucemia, quanto piuttosto un povero immigrato dall'India, afflitto da mille problematiche di ordine economico e familiare, che si trova in qualche modo travolto da questa occasione di vita: circostanza che gli permetterà dapprima di arricchirsi, ma poi di salvare centinaia di vite, sensibilizzando l'opinione pubblica su una circostanza incredibile, che circoscrive le vite di migliaia di malati, legati alle vessanti regole di business nelle mani dei potenti legati alle multinazionali che comandano le principali fabbriche farmaceutiche del globo.

scena

Dying to Survive (2018): scena

scena

Dying to Survive (2018): scena

Ne scaturisce una sorta di Dallas buyers Club cinese che permette alla pellicola dinamica e ritmata di Wen Muye, di concentrarsi a delineare figure e personaggi descritti appieno nelle proprie maglie caratteriali più intime e profonde.

Ne scaturisce un film di alto impegno civile, che sa tuttavia rimanere nei limiti di una commedia di costume dalle forti risonanze morali e civiche.

scena

Dying to Survive (2018): scena

scena

Dying to Survive (2018): scena

Certo la forza dei caratteri dei singoli protagonisti si svilisce e banalizza con procedere della storia, vittima di una melodrammaticità un po' troppo costruita e a causa di una tendenza sin troppo incontrollata, se non proprio smodata della pellicola a fornire dei messaggi sin troppo ufficiali e scanditi, che la trasformano in una favoletta morale sin eccessivamente esplicita, seppur dalle tematiche assolutamente attuali e di grande riflesso civico-morale, specchio di una società vittima principalmente di una unica vera malattia realmente inguaribile: la povertà.

 

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