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Crossing the Border

Regia di Meng Huo vedi scheda film

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La recensione su Crossing the Border

di supadany
7 stelle

Far East Film Festival 21 – Udine.

L’attraversamento di un confine porta dritto a scoprire qualcosa di nuovo, verso un arricchimento personale. Un’esperienza non solo di tipo geografico, ancora più segnante quando entrano in contatto anime figlie di tempi completamente diversi.

Avendo a disposizione il tempo per germogliare, l’incontro tra un nonno e un nipote di pochi anni offre una prodigiosa combinazione di elementi, con la saggezza costruita nell’arco di una vinta intera del primo e la candida innocenza del secondo.

Durante le vacanze estive, il piccolo Ningning viene consegnato da suo padre al nonno, residente in un villaggio in mezzo alla campagna. Nel giro di poche ore, l’anziano decide di partire per un viaggio di qualche giorno per recarsi da un amico gravemente malato, cosicché si porta appresso il nipote.

Tra un incontro fortuito e l’altro, avranno l’occasione per arricchirsi vicendevolmente.

scena

Crossing the Border (2018): scena

 

Non è mai troppo tardi - figuriamoci se potrebbe essere troppo presto - per introiettare informazioni sconosciute, ricevere insegnamenti da custodire e anche provare cose semplici, che potranno anche essere banali, ma comunque sia saranno sorrette dal gusto speciale della prima – e magari unica - volta.

Condividendo alcuni aspetti salienti con Una storia vera e L’estate di Kikujiro, Crossing the border è un film dal karma indistruttibile. Non potrebbe essere altrimenti quando hai due protagonisti collocati agli antipodi del ciclo vitale, troppo vecchi o giovani per badare ai problemi del presente e senza nemmeno un miraggio di piani con vista sul futuro.            

Una coppia, quella costituita da un nonno e un nipote di pochi anni, immessa sul binario di un road movie, espediente privilegiato per snocciolare incontri, situazioni estemporanee cui agganciare racconti di vita, storie tramandate e impartire lezioni senza ricalchi aggiuntivi, da non disperdere nel caos che soffia sul mondo.

Su questo traliccio si configura uno spaccato premuroso, un rifugio fuori dall’ansia e dalla fretta di oggi (rappresentate marginalmente dalla figura di mezzo del rapporto, ovvero il padre del bambino), un filo invisibile che porta dividendi in entrambe le direzioni, un sorriso che conquista anche mostrandosi disarmato, scevro da qualsiasi aggiunta supplementare.

Crossing the border è una pellicola trasparente, di cui non si deve scartare/dimenticare niente, depositaria dell’arte di arrangiarsi e delle risorse per venire a capo delle situazioni che affronta senza conoscere titubanza, con una struttura contenuta e una messa in scena paesaggistica. Caratteristiche che assurgono al ruolo di confezione, da scartare per abbracciare la pace interiore, la genuinità di chi non ha ancora eretto sovrastrutture fasulle e chi, figlio di un’altra epoca quando l’educazione veniva impartita senza lesinare in schiaffi, non ne ha mai avute.

Generoso e distensivo.

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