Regia di Xiaozhi Rao vedi scheda film
Far East Film Festival 21 - Udine.
Chi nasce tondo non muore quadrato. A meno di clamorosi colpi di scena, le persone non cambiano. Una volta giunte alla piena maturazione, i giochi sono fatti, i caratteri definiti.
Per fortuna, al destino non deve andare a genio la noia. Qualche volta si diverte a essere beffardo e regalare imprevisti in grado di stimolare estemporanei moti di orgoglio.
Dopo aver portato a termine un colpo strampalato, Hu (Zhang Yu) e Lu (Binlong Pan) si rifugiano nell'appartamento di una ragazza paralizzata (Ren Suxi).
Contemporaneamente, Ma (Chen Jianbin), un ex poliziotto, è sulle tracce del suo fucile, mentre il boss per cui lavora pare svanito nel nulla.
Le loro strade confluiranno inaspettatamente, mentre la polizia tenta di incastrarli.
Con la sua opera seconda, Xiaozhi Rao, regista cinese classe 1980, riprende echi pulp per costruire, e infine intrecciare, due traiettorie abitate da personaggi finiti ai margini della società. Questa deriva non esclude target da conseguire, per quanto siano scriteriati, ad esempio la notorietà, da agguantare senza badare alla forma.
Per lunghi tratti, siamo dalle parti di una corsa sul posto, con posizioni consolidate, sverniciate da frustate di black humour e uscite non sense, talvolta seminate anche a raffica.
Una dinamica ridondante, che assume spesso il retrogusto di colorito riempitivo, in attesa di un sussulto, destinato a sgorgare solamente in corrispondenza dell'ultimo tratto, decisamente movimentato, più orientato sulla quantità che su risoluzioni sofisticate.
Per giunta, A cool fish arriva al momento chiave con il fiatone, mentre lo spettatore, tirato per la giacchetta, oscilla tra poli opposti: lo stordimento e la sedazione.
Contraddizioni in linea con lo stato dell'arte del film, ondeggiante tra incursioni brillanti e settori sottotono, un pugno di segmenti ingegnosi e porzioni di aria fritta.
Un calderone, con tanto rumore e risultati discordanti.
Fumoso.
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