Regia di Donato Carrisi vedi scheda film
Il secondo film diretto da Donato Carrisi, anch'esso tratto da un suo omonimo romanzo, così com'era successo per La ragazza nella nebbia, non possiede il carisma del suo predecessore. Nonostante possa vantare caratteristiche singolari, che tendono a differenziarla dalle classiche pellicole nostrane, a partire dall'internazionalità degli attori protagonisti, passando per l'utilizzo di inquadrature da noir con lo stile fumettistico esaltato dai colori caldi che ricordano un Sin City, ovviamente acerbo e dai tratti non definiti.
Ed è proprio questo che finisce per spaesare (ed esasperare) lo spettatore che si trova a guardare una pellicola incerta tra un thriller e un film giallo che non si definisce mai del tutto e che alterna attimi di suspense al racconto, svolto in parte anche fuori campo da un narratore presente a tratti, che è parte di un racconto composto da diversi stili narrativi che, nella somma, finiscono per annullarsi.
E se la scelta di rilegare Dustin Hoffman in un personaggio amorfo che si esprime solo nel finale, e nemmeno troppo, sembra fin da subito una scelta assurda, la presenza di Toni Servillo conferisce all'opera un senso di familiarità e al contempo di continuità con la precedente pellicola; se qui Servillo è un detective, lì era un ispettore, comunque sempre dalla parte giusta (o quasi), e capace di dare voce all'estremità spesso più debole in un racconto complesso come può esserlo quello sulla personalità di un serial killer.
Sommariamente un film che intrattiene, basato su una trama ben composta, ispirata anche a drammatici fatti di cronaca; che a tratti affascina ma che, a causa del suo altalenarsi tra uno stile e l'altro, confonde lo spettatore medio ed irrita quello più esigente, anche a causa di un finale lungo e prolisso in modo non necessario.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta