TAORMINA FILMFEST 66 - CONCORSO LUNGOMETRAGGI - CARIDDI D'ORO PER IL MIGLIOR FILM
Una ragazza timida di nome Kris si ritrova a vivere con l'anziano zio invalido, aiutandolo in modo sempre più attivo e concreto a mandare avanti la fattoria di famiglia, portata avanti tempo addietro anche dal padre, morto suicida pochi anni dopo la morte della moglie per malattia.
Il legame con l'affezionato zio è diventato un qualcosa di indissolubile, che ha allontanato la giovane da ogni altra aspirazione e interesse. lei che avrebbe voluto studiare da veterinaria, e che ora si ritrova ad aiutare per diletto e cortesia l'anziano veterinario che si prende cura anche del bestiame della sua fattoria di mucche da latte.
Finirà anche per innamorarsi, la dolce e timida Kris, imbattendosi in un baldo ed educato giovanotto figlio di un allevatore della zona, che tuttavia ripone una certa sfiducia nel suo destino confinato in campagna, volgendo sempre più il suo sguardo verso nuovi orizzonti che gli studi intrapresi gli mettono dinanzi.
Con l'anziano veterinario la ragazza proverà anche a partecipare ad un convegno presso la capitale, ma la tensione del ritrovarsi lontano dallo zio e un infortunio dello stesso, la faranno immediatamente desistere su ogni proposito in grado di spingerla lontana da quel luogo natio da cui la donna non riesce proprio a separarsi.
Uncle è, a tutti gli effetti, una storia d'amore, seppur atipica: amore verso le proprie origini, verso la propria stirpe, acuita e resa inossidabile da un senso di appartenenza e di responsabilità che si traducono in amore devoto ed assoluto.
Il film di René Frelle Petersen, molto apprezzato anche dal pubblico che ha visionato in streaming questo Taormina 66, non è un documentario come indicato erroneamente nella scheda qui presente, ma un film di fiction dalla narrazione pur scarna, in quanto saldamente integrata con il contesto naturale che ne costituisce ben di più che un mero sfondo pieno di suggestioni agresti.
Il ritmo è lento e pacato come lo scorrere del tempo in campagna, ripetitivo in perfetta coerenza con la stagionalità ricorrente e le mansioni dure che contraddistinguono i doveri e le fatiche degli allevatori.
Uncle riesce ad esprimere molto bene e con finezza di intenti questo sentimento di attaccamento alle proprie origini, sentimento forte e vigoroso che conduce la protagonista, una Jette Sondergaard assai in parte, ad una sorta di esilio deliberato ed orgoglioso, in grado da renderla regina incontrastata e al tempo stesso parte integrante di un processo ciclico e continuo che segna le stagioni, e lo scorrere inesorabile del tempo.
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