ARTEKINO FESTIVAL 2020
"Quella casa è tutto ciò che abbiamo.... e che siamo".
Anno 1992, a pochi mesi dal crollo dell'Unione Sovietica, la ancor bella Viktorjia decide di far rientro nella natia Lituania assieme al figlio dodicenne Kovas, dopo un ventennio trascorso negli Usa, ove si è sposata ed ora vive da divorziata col figlio a carico.
L'intenzione principale della donna non è solo quella di ritrovare il proprio ambito natale, da condividere col giovane figlio, ma anche quello di riappropriarsi di una fattoria con un vasto terreno adiacente che il regime a suo tempo sottrasse alla sua famiglia.
Incoraggiata da un affascinante uomo vedovo con a carico una figlia dell'età di suo figlio, la donna ha intenzione di poter fare affidamento su quella proprietà confiscata, dato che il divorzio la sta facendo tornare in difficoltà economiche.
Per il timido e riservato Kovas invece, adattarsi a quell'ambiente per lui del tutto estraneo, con quell'uomo piacente che corteggia chiaramente sua madre, e la figlia di lui che al massimo è destinata a trasformarsi in sua sorella, e che dimostra in più occasioni di saper affrontare le incognite della vita molto meglio di lui, risulta tutto più complicato.
L'esordio nel lungometraggio dello sceneggiatore e montatore lituano, Thomas Vengris , pure lui come i suoi protagonisti immigrato negli States da ragazzo, si sviluppa come un classico "coming of age", che tuttavia si rispecchia pienamente su una società in subbuglio, che vive le incertezze e le spesso false illusioni di chi si trova libero da antichi vincoli ritenuti senza soluzione, ma anche abbandonato in una povertà che ora, senza il regime, pare non dare scampo a chi non ha la furbizia e l'iniziativa per reagire.
E Kovas di iniziative per approfittarsi della situazione, attorno a lui ne vede moltissime, imparando meglio a conoscere chi lo circonda, sia gli estranei, ovvero chiunque lo circonda, sia la madre, l'unico personaggio che si era illuso di conoscere alla perfezione.
Motherland possiede una sua dignità narrativa e si avvale di un quartetto di attori che riesce a rendere bene da una parte la furbizia di chi si industria per lucrare su una situazione opportuna, e dall'altra del giovane protagonista, disarmato e disorientato da eventi, situazioni e luoghi che esulano completamente dalle già acerbe esperienze conquistate fino a quel momento.
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