Regia di Hinde Boujemaa vedi scheda film
Torino Film Festival 37 - Concorso Torino 37.
Nonostante le certezze maturate nel tempo, quando arriva il momento topico di fronteggiare e chiudere una diatriba sfiancante, le gambe iniziano a tremare, le sicurezze vacillano, la voce si rompe e i dubbi tornano a serpeggiare, rendendo ogni decisione tremendamente tormentata.
In più, se ci troviamo pure ingabbiati in una realtà sociale di stampo repressivo, pronta a punirti severamente al primo errore o alla prima decisione che non rispetta i canoni imposti, i tentennamenti finiscono per insabbiare ogni velleità.
Per uscirne, servono pazienza e un incrollabile quantitativo di perseveranza, indispensabili per attendere, e poi cogliere, l'occasione propizia.
La vita di Noura (Hind Sabri), una donna sui quaranta, è al cospetto di un momento spartiacque.
Infatti, mentre lavora nella lavanderia di un ospedale e cresce tre figli, sta vivendo una relazione extraconiugale con il premuroso Lassaad (Hakim Boumsaoudi) e vorrebbe separarsi dal marito Jamel (Lotfi Abdelli), un poco di buono rinchiuso in prigione per dei crimini comuni.
Quando quest'ultimo torna in libertà senza preavviso, Noura dovrà trovare il coraggio di affrontare la questione e risolverla una volta per tutte.
In tal senso, sarà determinante il contributo di Lassaad.
Alla sua opera seconda, la regista Hinde Boujemaa realizza un affresco della sua Tunisia, nel quale a un tema dominante fanno seguito appunti e dettagli sparsi, che costituiscono un quadro completo, inquietante ma con qualche squarcio di luce.
Come da titolo, al centro c'è Noura, figura femminile stritolata tra il desiderio di un futuro confortante e un passato che torna ad assumere le sembianze di un drammatico presente.
Intorno a lei, pullula una società di matrice maschilista, nella quale la delinquenza è un fattore largamente diffuso, la disonestà sa come farsi largo, soprattutto nella forma della corruzione, la libertà di scelta è contemplata in un unico verso e un po' tutti hanno delle colpe, errori da pagare, in alcuni casi sine die, in altri pro tempore.
Questa composizione rimane costantemente in bilico tra l'opportunità di materializzare una svolta e un blocco che impedisce di costruire il ponte per arrivarci. Al contempo, l'esposizione non individua diversivi sufficienti a mantenere costante la tensione emotiva, per poi deflagrare nell'ultima fase con un crescendo impietoso. Un settore decisamente nervoso e convulso, che chiarifica le difficoltà persistenti senza impaludarsi, per poi disperdere malamente l'energia prodotta in troppi sottofinali, a un certo punto troppo distanti tra loro per significato e ravvicinati nel minutaggio, plateali nell'enunciazione del punto di arrivo quando sarebbe stato più maturo fermarsi in un passaggio precedente (o risolverla diversamente pur mantenendo intatto il senso).
Insomma, Le rêve de Noura ha dalla sua argomenti convincenti, offre un ritratto di donna dal forte impatto ma deve fare i conti con un'impalcatura difettosa, che lo indebolisce al pari di una messa in scena blanda, tutt'altro che brillante.
Travagliato.
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