Regia di Douglas Sirk vedi scheda film
un melodramma un po' diverso dagli altri di Sirk dello stesso periodo (anni 50). Diverso per la fotografia in bianconero e per il periodo a cui fa riferimento (la Grande Depressione degli anni 30). L'analisi sociologica in questo film e' forse piu' complessa che nei film che il grande regista ha ambientato nell'America degli anni 50. Ma se il cast e' eccellente, la ricostruzione ambientale e' raffinata e i momenti memorabili non mancano (l'incidente di Roger e l'arringa finale di Rock Hudson, manifesti rispettivamente dell'estetica e della poetica di tutto il cinema sirkiano), la pellicola difetta di uno script un po' zoppicante, di un ritmo a tratti piuttosto lasco e di una regia piu' rarefatta del solito, che da un lato rende bene il senso di amarezza e rancore che si instaura tra i personaggi, ma dall'altro non sempre imprime il giusto vigore al film. Resta comunque un valido melodramma sulla vergogna, i rimorsi e il bisogno di pieta' di anime alla deriva, in un era di cambiamento per la societa' USA.
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Per Enzo Ungari il miglior film di Douglas Sirk
Concordo con Ed. Gli preferisco Come le foglie al vento, Lo specchio della vita (per me i capolavori di Sirk), e anche Secondo amore. Tra l'altro Sirk punta poco sul personaggio/vittima più toccante e innocente, ovvero il ragazzino, sempre allontanato con una scusa, abbandonato a se stesso (non solo affettivamente), soverchiato dalle personalità larger than life degli egotici genitori, capaci di calamitare qualsiasi attenzione esterna dando in cambio briciole di passione e vagonate di rancore (scompenso che correggerà magistralmente proprio in Imitation of life). Resta naturalmente un melò coi fiocchi.
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