Regia di Charles Chaplin vedi scheda film
In questo film senile di Chaplin la comicità stenta a dececollare. Emergono alcuni aspetti di maturità intellettuale che però indulgono e si arenano su atteggiamenti sessisti fra i più banali ed ormai desueti, abbandonati dalla comicità attuale. Il tutto con una costruzione della trama piuttosto incerta. Chaplin come Monsieur Hulot....
In controtendenza ad altri commentatori ritengo questo film decisamente sopravvalutato. La comicità stenta a decollare e complice il tempo ormai trascorso dalla sua uscita, non più così attuale (abbastanza ridicola la scena della manichetta anticendio in ascensore). Soprattutto nei richiami sessisti a cui si abbandona un re solo apparentemente tutto d'un pezzo, pronto a gettarsi addosso, letteralmente, alla prima che passa, dopo aver appena dimostrato una cruda freddezza nei confronti della moglie. Ode alla felice e perfetta vita matrimoniale e forse anche richiamo alla vita vera del regista.
Chiarlie Chaplin ricorda a tratti Monsieur Hulot di Tati. Completamente spaesato e svanito e immediatamente dopo decisamente determinato, saggio e persino coraggioso; tipico del concetto di eroe 'Chapliniano'.
Emblematica tuttavia la testimonianza di come tutto giri sempre attorno al denaro. Il denaro è il motore di tutto, ma che sia ottenuto sulla giusta 'sponda' spolitica, diversamente sono guai seri. Segno di un mondo che è cambiato dove l'onore si compra eccome. L'amore per le donne, anche!
Rimane quello per i figli. Ma è amore l' "iperistruzionismo"? E giusto obbligare i figli a credere in alcune ideologie, renderli fanatici? Parallelamente e di conseguenza, è logico trasformarli in macchinari perfetti per le linee produttive dell'industria! E anche giusto?
I sentimenti paiono scomparire a poco a poco. E' un amore amorfo, distaccato.
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