Regia di Trey Edward Shults vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2019 - SELEZIONE UFFICIALE "Se un giorno potrai permetterti una casa come questa, saprai che nella vita hai fatto la cosa giusta". Il sogno americano è a portata di mano del giovane nero, ma platinato e trendy, Tyler: di buona famiglia - costruitasi da sé con impegno e forte determinazione, rigore e grinta - il ragazzo ha il fisico e l'intelligenza per poter solcare l'onda del successo che il padre ha dovuto invece conquistarsi riemergendo dagli abissi, sociaki ed economici. Ma lo stress, il rigore imposto e necessario, l'ansia di prestazione e l'influenza molesta di un mondo esterno tentacolare in cui trovare conforto ed effimero appagamento, spingeranno quella cometa di energia a rivelarsi una meteora destinata ad inabissarsi clamorosamente. Dopo la tragedia che segue il crollo senza fine, la staffetta passa alla sorellina timida e riservata del nostro guerriero, che dovrà sobbarcarsi il peso di una responsabilità familiare che diventa in lei quasi un senso di colpa, ma poi il senso autentico del vivere.
Saranno allora l'umanità ed il senso di misericordia, valori completamente estranei o superflui per la ricerca del successo, a rivelarsi i punti di forza per riuscire ad andare avanti, trovando nell'amore e nella predisposizione all'ascolto, la vera risposta per raggiungere un traguardo esistenziale che esuli dalla unica, vana materialità di un successo che è solo un miraggio. Dopo il meraviglioso e "cassanetesiano" dramma claustrofobico-familiare teso ed angoscioso di "Krisha", dopo il teso horror a sfondo familiar-sociale di "It comes at night" , c'era molta attesa di ritrovare conferme da un autore nascente come è senz'altro Trey Edward Shults. Aiuto di Malick in almeno tre opere del grande regista, Schults ha sempre dimostrato carattere e polso nel dirigere le sue opere, notevoli dal punto di vista dell'impatto narrativo, come nello stile avvolgente di ripresa, forte di una macchina mobilissima che si muove con grande disinvoltura a sondare ogni sfaccettatura. Il questo film che si biforca in due, la storia di una rovinosa caduta dell'uno, e la timida ed umile risalita dell'altra, si contestualizzano in modo energico addentro ad un climax isterico ove solo il più aggressivo pare riesca a spuntarla.
La doppia storia di Shults, che sceglie la soluzione binaria in omaggio al Wong Kar-wai di Hong Kong Express, dimostra tutto il contrario.
E vince soprattutto dal punto di vista del piglio registico, oltre che per l'interessante accostamento tra grinta isterica e galvanizzata, destinata a fallire, e pacata sensibilità in corso di evokuzione, che risulterà alla lunga vincente.
Il film, lodevole ma anche rischiosissimo, sembra naufragare quando si sofferma su personaggi che sfiorano la più abusata stereotopia (il padre-padrone orgoglioso ed inflessibile appare come il personaggio più a rischio tracollo, salvo poi riorendersi in parte con sfaccettature inedite e profonde).
Di fatto l'interesse verso Shults rimane immutato e forte, anche se questa sua opera, per quanto certamente la più ambiziosa e strutturata tra le tre (anche a livello scenografico e di molteplicità di locations), appare anche la più vulnerabile e rischiosa.
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