Regia di Quentin Dupieux vedi scheda film
Un uomo, ossessionato da una giacca in pelle di daino, spende tutti i suoi risparmi per comprarla e decide di andare in giro a filmare sconosciuti che obbliga a spogliarsi della propria giacca.
Piccolo passo falso: forse è questa la definizione più adatta per Le daim, film ‘alla Quentin Dupieux’, ma con molte meno idee e trovate surreali rispetto alla media dei suoi lavori; probabilmente il cortometraggio sarebbe stata la forma ideale per la storia (sceneggiatura dello stesso Dupieux), ma spalmata su un’ora e un quarto la trama della pellicola finisce per perdere di mordente e liquefarsi tra pochi personaggi, caratterizzazioni minimali e scarsità di scene madri o quantomeno di momenti clou. Tutto troppo dritto, troppo logico, per quanto di dritto e di logico ne Le daim ci sia pochetto; Jean Dujardin fa comunque un’ottima figura nei panni dello psicopatico protagonista e divora la scena in presenza di qualsiasi altro interprete del film. Il regista, cineasta a tutto tondo, cura qui anche la fotografia e il montaggio (in passato si era occupato anche delle musiche: è in effetti piuttosto noto anche come producer con lo pseudonimo di Mr. Oizo); quel che manca a tutti gli effetti è il classico colpo di genio alla Dupieux: la storia è sufficientemente malata e assurda, ma meno impressionante del solito, con un finale, se non prevedibile, quantomeno comprensibile. 6/10.
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