Regia di Karim Ainouz vedi scheda film
Un melodramma che rende bene la vita del tempo, il caldo opprimente, la forza dei sentimenti, la violenza degli stessi.
In realtà non è così invisibile la vita di Euridice se non per la sorella. Ma allora, anche viceversa. In questo melodrammone brasiliano si racconta la vicenda di due sorelle negli anni ‘50, una piccolina e nasona che, scandalo, fugge con un marinaio; l’altra spilungona che vorrebbe andare a Vienna a studiare pianoforte e finisce per rimanere a Rio de Janeiro, sposata in quello che in definitiva è un matrimonio combinato.
La più piccola viene ovviamente fregata, torna all’ovile incinta e abbandonata dal marinaio, che ha fidanzate in ogni porto. E dall’ovile viene cacciata dal padre, per sempre, che le dice pure che la sorella è a Vienna, avviata a gloriosa carriera. Così, una dovrai rifarsi una vita da ragazza madre, scrivendo lettere infinite alla sorella che immagina in Europa; l’altra tenterà di studiare in Brasile l’amato pianoforte, e sarà improbabile che le due si incontrino. E che le lettere giungano a destinazione.
Ne capiteranno molte, dato che è un melò; è un buon film, per me da 7,5, in linea con la promozione unanime della critica e magari un po’ meno di quanto decretato da un pubblico entusiasta. Il film, seppure lungo, va via rapido; il racconto fila e non fa sconti, senza nascondere scene di vita, di morte e di sesso (decisamente più esplicite del previsto, queste). Rappresentò il Brasile nella corsa agli Oscar, ma non finì nella cinquina finale. Partecipò a Cannes in una selezione minore, che comunque vinse. Costi e incassi di nicchia.
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