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La vita invisibile di Euridice Gusmão

Regia di Karim Ainouz vedi scheda film

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La recensione su La vita invisibile di Euridice Gusmão

di (spopola) 1726792
8 stelle

Tratto dal romanzo di Martha Batalha Euridice Gusmão che sognava la rivoluzionepubblicato in Italia da Feltrinelli nel 2015 e best-seller in patria, il film di Karim Aïnouz è un sorprendente melodramma famigliare sviluppato dal regista nella forma del romanzo epistolare, davvero di straordinaria presa sullo spettatore. Difficile infatti sottrarsi al fascino magmatico delle due sorelle (Euridice e Guida) protagoniste della storia e, ancor di più, evitare di essere travolti emotivamente dalle vicissitudini di queste due donne divise dalla crudeltà dei loro uomini e tenute separate e lontane per tutta la loro vita da un destino beffardo e dalle drammatiche traversie delle loro fragili esistenze.

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La vita invisibile di Euridice Gusmão (2019): scena

 

A metà strada fra Douglas Sirk e Pedro Almodovar (ma in assoluta autonomia) la pellicola è anche una interessante, profonda riflessione sul melodramma e sulla sua importanza narrativa, poiché qui sono proprio le modalità classiche del genere che aiutano il regista  a  rendere palpabile l’interiorità  di queste due figure così ben raccontata nel romanzo attraverso l’utilizzo delle parole  (che sono una peculiarità specifica della letteratura) ma così difficile da trasferire  sullo schermo con la stessa intensità e chiarezza, se non si vuole essere verbosi e didascalici. Qui l’operazione è perfettamente riuscita anche in forma prettamente cinematografica, poiché i loro intimi sentimenti ci vengono fatti percepire attraverso il sapiente utilizzo dei corpi e dei loro movimenti, con l’ulteriore aiuto degli sguardi, delle espressioni dei volti, del montaggio e della composizione interna alle inquadrature, tutti elementi che Aïnouz  domina con assoluta maestria e utilizza altrettanto bene rispettando (ma anche innovando perché non va mai sopra le righe ed evita ogni piccola, possibile smagliatura o caduta di ritmo - e il film dura ben oltre le due ore!) le regole canoniche fissate per il melodramma.

Il film di Aïnouz insomma, oltre ad essere un dramma potente e un vero canto d’amore fra sorelle, ha anche una valenza sociale  di straordinaria rilevanza poiché è sì ambientato nel retrogrado Brasile degli anni ’50 del secolo scorso. ma  quello che racconta si riverbera magistralmente anche sul presente e non solo del Brasile (che si presenta ancora ai giorni nostri più arido di affetti che torrido di clima se mi si consente questo paragone) ma del mondo intero poiché vediamo tutti anche nella stretta cerchia delle nostre conoscenze, quante sono ancora ai giorni nostri le donne alle quali vengono tarpate le ali.

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La vita invisibile di Euridice Gusmão (2019): scena

 

Lontane anche nella classe sociale, divise fra povertà e borghesia (la loro separazione che è il cardine portante su cui si regge l’intera opera è già annunciata dalla prima scena che precede addirittura i titoli di tesa, in cui le due sorelle si perdono nei boschi fuori Rio e pur chiamandosi reciprocamente, non riescono a ritrovarsi) le due donne intraprendono così un differente percorso formativo per entrambe doloroso ma assolutamente necessario, per cercare di sfuggire al miserabile destino che altri hanno scelto per loro, ciascuna nel suo mondo (e sulla propria strada) che le vedrà comunque entrambe vittime in maniera diversa ma ugualmente disperata, di una società patriarcale dove nessun maschio (padri, mariti, datori di lavoro) è innocente (e tantomeno assolvibile) nel loro dimostrarsi incapaci di accettare le donne per quello che sono e vogliono (ma che non possono né devono pretendere di  avere).                                                                                                                                   

   

Carol Duarte, Júlia Stockler

La vita invisibile di Euridice Gusmão (2019): Carol Duarte, Júlia Stockler

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               Fra tante altre cose che giustificano e spiegano le ragioni di una scelta e di una modalità di rappresentazione (quelle del regista), nel corso della presentazione a  Cannes della sua opera Aïnouz ha dichiarato: “(…) Ero intenzionato a raccontare una storia di solidarietà  che sottolineasse anche il fatto che siamo molto più forti insieme di quanto lo siamo da soli, indipendentemente da quanto potremmo essere diversi o compatibili. Con La vita invisibile di Euridice Gusmão, ho dunque immaginato un film dai colori molto saturi che ricordassero in qualche modo il Brasile della storia e aiutassero così ad entrare meglio dentro questo dramma. Ho tenuto poi la cinepresa sempre molto vicino ai personaggi affinché lo spettatore potesse  palpitare con loro e li conoscesse sempre meglio. Per rendere ancora più chiaro il mio messaggio, ho realizzato così un’opera piena di sensualità, di musica, di dramma, di lacrime, sudore e mascara, ma anche  gravida di crudeltà, violenza e sesso. Un  film insomma che non ha paura di essere sentimentale, più ancora  della vita stessa  che volevo fosse capace di far battere all’unisono  i cuori degli spettatori e quelli delle mie due amate protagoniste: Guida ed Euridice”.

Ed opportunamente, viste queste premesse che ha fedelmente mantenuto, ha poi dedicato la sua opera non solo a tutte le donne che ancora subiscono nel mondo la violenza maschile e sistemica, ma anche a tutte quelle che in qualsiasi modo e maniera,  mettono in atto delle forme di resistenza (attiva o passiva non ha importanza), costi quel che costi e direi che è riuscito perfettamente nel suo intento poichè qui nessuna delle sorelle (che simboleggiano tutte le donne oppresse del pianeta terra)  rimangono semplici oggetti passivi a disposizione degli uomini di turno,. Subiscono è vero,  ma riescono anche  a farsi testimonianza attiva di un desiderio che non si sopisce mai e tende verso il riscatto.

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La vita invisibile di Euridice Gusmão (2019): scena

 

Ma veniamo alla storia che è ambientata nella Rio de Janeiro del 1950 (e conseguenti perché arriva a toccare persino i giorni nostri). Euridice e Guida sono due inseparabili sorelle nate e cresciute in una famiglia rigida e conservatrice. Pur costrette a vivere un’esistenza scandita dalle ferree regole imposte da un padre gentile ma autoritario, coltivano entrambe dei sogni che sperano di poter realizzare: Euridice vorrebbe diventare una pianista di successo mentre l’obbiettivo di Guida è quello di realizzarsi cercando il vero amore. Due figure  praticamente complementari che pagheranno poi a caro prezzo proprio le loro ambizioni.

Quando una notte la ribelle, disubbidiente Guida al termine di una cena si finge malata per poi poter uscire furtivamente di notte per incontrare l’uomo del quale si è innamorata (un marinaio greco), Euridice l’aiuta nell’impresa ma Guida però non farà ritorno poiché deciderà seduta stante, di partire insieme all’uomo verso la Grecia per sposarsi là con lui. Rimasta in cinta, delusa da un marito che in pratica l’ha abbandonata per correre dietro a tutte le sue altre donne, non ha altra scelta che quella di ritornare in Brasile in seno alla sua famiglia. Ma la sua condizione verrà considerata scellerata e determinerà così la drastica decisione del padre (imposta anche alla madre) di ripudiare la peccatrice disonorata eliminandola persino dalla memoria della famiglia e impedendo di fatto (non entro volutamente nei dettagli) qualunque contatto con l’amata sorella.

Per Euridice, più remissiva e meno vivace, sarà invece proprio nella famiglia la sua condanna: indotta a sposare un uomo che non ama che la costringerà a rinunciare alla sua grande passione che è quella della musica e a soccombere a tutti i suoi desideri compresi quelli di natura sessuale.

Non andrà certo meglio a Guida che nella sua povertà e nelle sue peregrinazioni, dovrà ricostruirsi da zero una vita e una sua personale famiglia molto diversa da quella d’origine. Lo fa, tramite il rapporto di sorellanza che instaura con una prostituta dei bassi di Rio. e quindi costruendola su legami non biologici ma molto più solida e concreta e soprattutto molto più leale di quella naturale. (che si è dimostrata essere solo un luogo di incomprensione e di violenza).

Le due sorelle, pur vivendo nella stessa città all’insaputa l’una dell’altra, come ho già ampiamente sottolineato prima, non si incontreranno più nella loro vita (in questo, persino il caso ci metterà lo zampino) e le loro esistenze si divaricheranno sempre più anche se entrambe non perderanno mai la speranza di potersi ricongiungere.

Personali e diversi i percorsi pieni di dolorosa consapevolezza insomma ma analoghi nei risultati: entrambe affronteranno la fatica di un cammino di emancipazione molto duro e accidentato in base al quale però nessuna delle due arriverà a rinnegare i proprio sogni anche quando sono ormai svaniti  e non più recuperabili.

Le realtà in cui sono costrette a vivere sono diversissime fra loro, ma entrambe restano chiuse e circoscritte dagli stessi muri e abitate dalla stessa angoscia non solo per le risposte che non arrivano mai e che sono così frustranti da rendere periclitante persino la capacità di mantenere attivo l’amore che le lega  da sempre ma che piano piano il tempo ed il silenzio rischia di scardinare. Armate di picconi (simbolici) e di dignità, proveranno entrambe ad abbatterli quei muri, ma dopo che lo avranno fatto troveranno solo macerie…  si aggrapperanno allora a quel poco di  sentimento che ancora resta, caparbie e indomabili come sempre, immerse nella scomoda realtà di un Brasile retrogrado pieno di contraddizioni e di chiusure.

Carol Duarte, Júlia Stockler

La vita invisibile di Euridice Gusmão (2019): Carol Duarte, Júlia Stockler

 

 

L’invisibilità (metaforica) di Euridice messa in evidenza anche dal titolo della pellicola, non è comunque derivata solo dalla non rintracciabilità dalla sorella visto che le sono state nascose le ripetute lettere che questa le ha inviato. E’ dovuta anche al fatto che non vengono mai tenute in considerazione le sue legittime aspirazioni artistiche e che al contrario le viene addirittura chiesto di  abbandonare anche i sogni che nutriva costretta com’è a vivere la sottomissione erivante dal suo ruolo di moglie e madre e quindi privata della possibilità di affermare i suoi bisogni e desideri prima per le vessazioni imposte dal padre, e poi per le limitazioni (in qualche modo ugualmente impositive) messe in atto dal marito (compreso l’aspetto sessuale). Nel film infatti tutte le esperienze fatte dalle due sorelle in questo campo cosi importante nella vita di una donna, vengono rappresentate come momenti di violenza e sopraffazione, compreso quelli che riguardano la relazione matrimoniale di Euridice, rapporti ai quali la donna partecipa come puro oggetto a totale disposizione del marito.

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La vita invisibile di Euridice Gusmão (2019): scena

 

Aïnouz non nasconde mai la natura letteraria dell'opera ma se ne rende comunque totalmente autonomo. Molto scrupoloso e preciso nel delineare le psicologie delle sue due protagoniste, come ho già scritto in apertura, ce le fa scoprire attraverso i loro sguardi e i loro pensieri attraverso i quali riusciamo a interpretare e capire i desideri, le passioni e le delusioni. A cogliere insomma il senso e la portata delle loro pesanti frustrazioni. Emerge così il panorama di un Brasile spogliato di qualsiasi fascino esotico, abitato soltanto da padri-padroni e mariti inetti e prevaricanti anche quando tentano – senza riuscirci - di essere un poco meno autoritari.

In mezzo a tanto vuoto d'amore, in mezzo ai corpi sudati, maltrattati e castrati delle femmine, emerge allora il potere invincibile e salvifico dei ricordi, o per meglio dire ancora, di quella dimensione intima e privata dove niente e nessuno potrà mai far sparire le persone che abbiamo amato davvero nonostante la loro assenza.

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La vita invisibile di Euridice Gusmão (2019): scena

 

Esemplare nel tenere sempre in evidenza la caparbia ferita delle sue donne, The Invisible Life of Euridice Gusmão è sorretto dalle straordinarie prove di due attrici di classe superiore che rispondono ai nomi di Julia Stockler e Carol Duarte (teniamoceli bene in mente questi nomi poiché senza le loro magistrali prestazioni, il film forse non sarebbe riuscito ad essere altrettanto empatico). Concludo ricordando colonna sono e fotografia e chiudo con le parole che ha dedicato alla pellicola Claudia Catalli che condivido in toto: “(…) commuove l'amore a distanza tra queste due sorelle, narrato con grazia da un autore che non sbaglia un colpo e riesce a firmare un film poderoso, dalla struttura narrativa solida, con un'introspezione psicologica e una caratterizzazione dei personaggi affascinante e potente, senza mai rinunciare a un’estetica davvero molto raffinata”.

 Un’opera dunque da non perdere che sembra sia stata (io non c’ero e lo affermo solo per sentito dire)  la vera autentica folgorazione di Cannes di quest’anno (lo ha scritto Piero Bianchi su Cineforum n° 586) e meritatissima vittoria nella sezione Un Certain Regard. 

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La vita invisibile di Euridice Gusmão (2019): scena

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      

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Ultimi commenti

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  2. ezio
    di ezio

    se e' a meta' strada tra Sirk e Almodovar....e' assolutamente da vedere,grazie Valerio di averlo presentato e commentato...

    1. (spopola) 1726792
      di (spopola) 1726792

      Ciao Ezio e grazie per il passaggio... devo precisare comunque che lo stare a metà strada fra i due grandi registi da me evocati riguarda soprattutto il medium narrativo adottato dal regista (il melodramma) poichè per tutto il resto è totalmente autonomo

    2. ezio
      di ezio

      Certo

  3. DavideKingInk80
    di DavideKingInk80

    Deve averti colpito e lasciato davvero molto quest'opera, Valerio, per scriverne tanto approfonditamente ed appassionatamente... e, dopo averti letto, non posso che segnarmi questo titolo che va ad aggiungersi alla sterminata lista di quelli che mi mancano o non conosco ancora... Di norma, come dicevo pure a Paolo, evito di leggere analisi a film che devo ancora vedere, soprattutto se ricche, dense, intense e dettagliate come è tuo costume proporre... Di tanto in tanto mi lascio andare a qualche eccezione pure io...

    1. (spopola) 1726792
      di (spopola) 1726792

      Buongiorno Davide. Hai ragione il film mi è piaciuto davvero molto. Avevi già accennato anche a me il fatto chhe tu prima di leggere le recensioni degli altri, preferisci aver già visto in totale autonomia di pensiero l'opera di riferimento (e dunque ti ringrazio davvero per aver fatto questa eccezaione che mi lusinga un poco. Così si evita - o per meglio dire non si corre il rischio -di essere influenzati dai pareri altrui o di crearsi false aspettative) e questo è sempre molto positivo, Scrivere dei pezzi praticamente in anteprima (almeno qui su Filmtv dove prima di me c'era solo la recensione di @gaiart scritta in diretta da Cannes) come ho fatto io in questa circostanza, è una responsabilità gravosa che spesso preferisco evitare ma questa volta non ho potuto proprio farne a meno. Il film (a mio modesto avviso ovviamente) lo meritava. Dunque l'ho fatto volutamente nella speranza di sollecitare l'interesse da parte di un pubblico più vasto quando fra qualche giorno sarà distrivuito in sala. Non è che abbia molte speranze al riguardo... ma tentar non nuoce e se avvenisse, spero che nessuno mi mandi poi a quel paese solo per il fatto che l'opera noin gli ha suscitato lo stesso mio entusiasmo o che si riconosce poco nelle mie parole. Un caro saluto e a presto

  4. yume
    di yume

    Caro Valerio ho appena visto il film e apprezzo molto la tua analisi, una lettura a latere di cui c’ è bisogno perché le reazioni all’uscita dalla sala, momento per me importante sempre per saggiare le reazioni del pubblico, non sono tutte positive. E si può capire perché, quello che dice maurri ricalca molto le critiche che ho ascoltato. Per quanto riguarda me devo riflettere, a caldo posso dire di aver amato molto quel rapporto invisibile ma proprio per questo tanto forte e duraturo fra le due sorelle, e forse bisogna averne una lontana come me per capirlo a fondo. Inoltre il tema del maschio prevaricatore, quel modo insinuante, più violento della violenza fisica di condizionare la vita di una donna è disperatamente vero. E poi tutto il resto che tu fai puntualmente notare, la maestria registica, il gioco di luci e colori, quel realismo magico che è la cifra di quella letteratura e cinema. Insomma, il mio giudizio è pienamente positivo, e la colonna sonora contribuisce a tenere tra sogno e realtà una storia che forse alle nostre latitudini racconterebbero in modo totalmente diverso

    1. (spopola) 1726792
      di (spopola) 1726792

      Io l'ho rivisto proprio ieri pomeriggio insieme alle mie due cugine (sorprendentemente in una sala strapiena sicuramente aiutata dal maltempo) e confermo in pieno tutto il mio entusiasmo anche se purtroppo il doppiaggio non lo aiuta perchè troppo marcato e un po' posticcio (toglie una piccola parte di quella "magia" a cui giustamente accenni anche tu). Nemmeno qui i commenti sono stati tutti positivi nessuno negativo ma alcuni con qualche riserva (non dal reparto maschile che era in minoranza nella sala però). Alcune hanno ha trovato estenuante la durata... altre non hanno molto amato le troppe ellissi del racconto o e avrebbero voluto un lieto fine in vita. Ma l'attenzione è stata alta e anche la tensione. Non si è sentito volare una mosca per tutta la durata della proiezione (era molto tempo che non mi capitava di trovare una sala così piena e attenta e soprattutto silenziosa e sono mancate persino le fughe nei bagni che denotano sempre distrazione più che effettivi bisogni corporali) e questo credo che sia già qualcosa. Non ci sono elementi di novità nella storia (probabilmente già l'autrice del romanzo lo ha scritto pensando proprio a Il colore viola... ma a me personalmente, questo interessa meno trovo molto più importante come la si racconta... e sì: sono pienamente d'accordo con te carissima, probabilmente (anzi, sicuramente) alle nostre latitudini questa dolorosa storia sarebbe stata raccontata in modo totalmente diverso. Ti ringrazio tanto per questo tuo sincero commento e sono felice che tu abbia potuto vedere il film al tuo rientro dalle tue belle vacanze (temevo che fosse già uscito dalle programmazioni in sala). Mi interessava molto il tuo giudizio che è sempre molto illuminante.. Ne riparleremo ancora se vuoi quando avrai avuto il tempo di far coagulare meglio le tue impressioni e ti sarai fatta cosi un giudizio definitivo. Un caro saluto e a presto.

    2. yume
      di yume

      Le mie belle vacanze, hai ragione caro Valerio, belle soprattutto perché in un mondo ancora abbastanza incontaminato e con persone che ti offrono un’amicizia immediata, semplice, disinteressata, bene, vacanze così ti predispongono ad accogliere, è un film così va accolto, senza tanti se e ma. Troppo lungo? Ma no, scorre con le lunghezze e le ellissi giuste della vita. Sa di telenovela? Ma dai! Detto da chi le telenovelas non sa cosa sono. Queste erano le critiche, e io zitta perché ho rinunciato a farmi nemici, sono stata a contatto con un mondo dove ognuno è libero di essere e pensare come vuole, e a Eurídice e Guida non l’hanno permesso, e questo non basta? E poi, un posto dove una donna si chiama Eurídice, ma non è mitico?

    3. (spopola) 1726792
      di (spopola) 1726792

      Sì davvero belle le tue vacanze le ho seguite in diretta attraverso i tuoi reportage fotografici... deve essere stata davvero un'esperienza meravigliosa. Qualcosa di simile l'ho trovata anche io in quelle due isole della Grecia ancora toccate solo marginalmente dal turismo di massa dove c'era però la difficoltà della lingua perché quasi nessuno degli stanziali conosceva anche l'inglese e si finiva per comunicare a gesti. Per il resto (e qui torniamo al film) condivido ogni tua parola, in particolare quelle che chiudono il tuo bel commento... "E poi, un posto dove una donna si chiama Euridice,,," sì è davvero mitico. Euridice non muore ma svanisce e la sua invisibilità viene rappresentata anche attraverso le immagini, quelle prima dell'ultima ellissi a cui segue il finale (forse la parte meno necessaria) quando l'a sua figura non è più messa a fuoco dalla cinepresa e sembra che stia lentamente dissolvendosi (ma ci arriva ancora un disperato sguardo attonito e smarrito di chi sa di aver perso tutto e non ha più nemmeno la forza di chiedere aiuto.

  5. GIANNISV66
    di GIANNISV66

    Splendida recensione. Spero di recuperare questo film in qualche maniera (magari nella rassegna estiva che ci regala proiezioni d'autore). Un saluto!

    1. (spopola) 1726792
      di (spopola) 1726792

      Grazie Gianni. Non tutti la pensano come me, ma a me il film è davvero piaciuto molto. Mi auguro che piaccia anche a te se e quando lo vedrai... altrimenti non volermene!!!! un caros aluto

  6. tobanis
    di tobanis

    Al solito le tue recensioni sono molto interessanti. Ho visto il film e condivido molto di quanto dici, il tuo punto di vista sulla scena iniziale nella foresta, inoltre, mi pare talmente giusto che mi chiedo come ho fatto a non pensarci, la tua interpretazione mi pare quella più azzeccata, senza dubbio.

    1. (spopola) 1726792
      di (spopola) 1726792

      Ti ringrazio...sei davvero molto gentile. Non è detto che abbia visto giusto ma a me è sembrato che quella scena avesse proprio quella funzione, Mi fa molto piacere che il il film sia piaciuto anche a te perchè non tutti lo hanno amato... quanto l'ho amato io. Ancora grazie per il tuo apprezzamento e a presto

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