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All This Victory

Regia di Ahmad Ghossein vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su All This Victory

di alan smithee
7 stelle

VENEZIA 76 - SETTIMANA DELLA CRITICA - GRAN PREMIO

Libano, anno 2006: infuria violento lo scontro tra le truppe paramilitari dell'organizzazione libanese nota come Hezbollah, e l'esercito israeliano, in quei 34 giorni conosciuti come la "Seconda guerra israelo-libanese", nato a seguito di un agguato dei primi ai danni delle postazioni militari israeliane di confine.

Approfittando di un "cessate il fuoco" proclamato per 24 ore, un giovane di nome Marwan si reca nel paese natio quasi completamente bombardato, per prelevare il padre. Costui non ne vuole sapere di andarsene da una casa circondata da rovine, ma ancora in piedi. Nel fuggi-fuggi generale, al giovane rubano pure l'autovettura ed egli si trova bloccato nella casa fatiscente del genitore, ad accogliere un anziano sofferente di asma, ed una coppia di sposi. Bloccati in quei locali a piano terra, dovranno resistere ai bombardamenti a raffica degli Hezbollaha, ma anche all'incursione delle truppe israeliane, che si sono appostate proprio al piano superiore della casa del nostro uomo, attirando la furia delle sparatorie nemiche.

Per la regia tenace e incalzante di Ahmad Ghossein, All this victory ha l'originalità di immergere lo spettatore in un clima di guerra concreto, anche se più udito che osservato con i propri occhi, a causa delle circostante che costringono il piccolo gruppo di superstiti, a tentare di rimaner tali e non farsi stanare dagli invasori, né bombardare dalla difesa nei cieli.

Il film cince la sfida di incalzare senza mostrare direttamente, grazie anche alla perfetta espressività del cast di attori coinvolto, sul cui volto si disegna, con percettibile attinenza, l'espressione di un orrore che solo la tragedia di trovarsi inermi in mezzo ad un campo di battaglia, riesce a rappresentare in tutta la sua drammatica e realistica essenza.

Il film di Ghossein è, sotto questo punto di vista, impeccabile e lucido, in grado di descrivere una tragedia umana che il regista riesce a delineare indipendentemente dalla necessità di schierarsi, o di perdersi in considerazioni che non siano dalla parte delle vittime per eccellenza, ovvero del popolo inerme.

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