Regia di Michael Showalter vedi scheda film
Le relazioni sentimentali contemplano, per forza di cose, alti e bassi. Estremizzando il discorso, un giorno tocchi il cielo con un dito e quello seguente ti risvegli con le gomme a terra, cominciando a perdere la pazienza e sacramentare per sfogare un disappunto incontenibile. All’improvviso, si passa dall’andare d’accordo su tutto al litigio sistematico, scatenabile da una qualsivoglia stupidaggine.
The lovebirds si basa su un movimentato rapporto di coppia, supportato da due interpreti preparati, purtroppo non assecondati dal meccanismo, per non dire che sono proprio ostacolati dallo stesso, sprovvisto com’è delle minime basi per poter funzionare degnamente.
Da qualche tempo, il rapporto – una volta d’intesa totale – tra Jibran (Kumail Nanjiani) e Leilani (Issa Rae) è in profonda crisi.
Proprio quando stanno per rompere in maniera definitiva, finiscono involontariamente coinvolti in un omicidio.
Poiché i fari sono puntati su di loro, dovranno provare a risolvere il caso senza usufruire di alcun aiuto esterno e per farlo dovranno inevitabilmente ritrovare un’indispensabile comunione d’intenti.
Michael Showalter e Kumail Nanjiani tentano di bissare il colpo gobbo riuscito con The big sick e, per l’occasione, assoldano Issa Rae, un’altra stella televisiva (Insecure).
Tuttavia, stavolta va un po’ tutto storto e la rievocazione della formula di una serata folle in coppia, con due interpreti d’eccezione a dettare il ritmo, non sortisce gli effetti auspicati.
Di fatto, siamo lontani dai modelli in materia (Tutto in una notte) e assai vicini agli epigoni più recenti, caratterizzati da un lignaggio deficitario (Notte folle a Manhattan).
Dunque, se è accettabile che la trama gialla sia puramente pretestuosa, The lovebirds precipita nel suo affidarsi alle personalità pronunciate che lo dovrebbero alimentare e quindi sostentare. È estremamente logorroico, ma i dialoghi e le invettive sono di stampo ordinario, deludenti in considerazione del fatto che il campo è lasciato pressoché libero all’estro di due autentici mattatori della scena.
Purtroppo, Kumail Nanjiani e Issa Rae non fanno altro che parlarsi reciprocamente addosso, al netto di un pugno di gag efficaci, anche ficcanti quando sopraggiungono stilettate puntuali, ad esempio in corrispondenza dei riferimenti al razzismo alimentato dalla polizia americana.
Il resto è tanto veemente quanto scollato, con qualche estemporaneo colpo a effetto e una cadenza forsennata, che dissemina gag senza ottenere in cambio un tornaconto di cui fregiarsi.
Per quanto detto, The lovebirds è semplicemente una farsa esibizionistica, nella quale succede un po’ di tutto ma confezionato alla rinfusa, con scatti continui che non modificano le carte in tavola, il genere appiccicato con uno scotch usato (quindi, senza alcuna presa) e approssimazioni reiterate, con una verve comica limitata e una transizione rozza, finanche spudoratamente convinta dei propri mezzi.
Sfacciato e claudicante.
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