Quella sosta forzata si trasforma, da inconveniente, in una opportunità, perché l'astuto politico approfitta della propria forzata presenza in quel tipico contesto popolare, per rincarare la dose sulla sua campagna elettorale, già piuttosto scaltramente condotta.
E dall'altro canto, l'onesto, semplice e limpido contadino, imparerà a far sue certe malizie che lo allontanano definitivamente da quella onesta di fondo che lo caratterizzava in modo rigoroso e genuino.
Il detto popolare secondo cui "a star con lo zoppo, si impara a zoppicare", trova il suo puntuale riscontro e la sua naturale conferma in questo piccolo, divertente e, almeno a tratti pungente piccolo film rumeno, quarto lungometraggio del regista quarantaquattrenne Marian Crisan.
La storiella si colora di un certo sagace umorismo che dimostra ancora una volta quanto la politica si presti ad atteggiamenti opportunistici, se non proprio a mercanteggiamenti e a compromessi di ogni sorta, quando il tutto non degenera in fenomeni ancor più deplorevoli ed illeciti.
E il film, che parte bene con la sua satira facile e tutt'altro che innovativa, ma forte nel sapersi confrontare con un contesto ed attraverso una panoramica rurale tipica di un luogo schietto e, in quanto tale, poco avvezzo alle malizie della cinica politica che conta, e che ben si presta a render servizio alle furberie dello scaltro politico approfittatore di cui sopra, si intoppa strada facendo, azzoppandosi lungo una serie di situazioni un po' ripetitive che rivendicano una certa debolezza di scrittura, in grado di affievolire non poco la verve ed il tono sarcastico che la vicenda non solo suggeriva, ma iniziava a portare avanti in modo lodevole.
Simpatici, anche se un pò a rischio macchietta, i volenterosi interpreti, scelti con realismo ognuno a rappresentare un mondo antitetico che tende a farsi contaminare, soprattutto quello autentico e genuino della provincia da parte di quello scafato e smaliziato del potere.
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