Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film
E' un film molto violento (ma oggi si vede di peggio) e anche sgradevole. Quasi tutti i personaggi sono dall'antipatico all'odioso. Qualcuno lo definirei persino una caricatura (come lo scrittore o l'assistente sociale). E' anche un film estremamente pessimista e direi anche cinico, fatto che secondo me rispecchia un certo periodo della vita del regista. Fu sempre un pessimista, ma qui si tocca con mano una certa cattiveria nel dire cose brutte e sgradevoli. Devo ammettere anche che è un film perfetto, gelido e cerebrale.
Detto questo, rilevo tuttavia che il discorso che il film fa è interessante e tocca argomenti che hanno implicazioni di non poco conto. La cura a cui viene sottoposto il protagonista lo rende sì incapace di atti violenti, e socialmente innocuo, ma il suo cuore rimane cattivo esattamente come prima. Gli impulsi di violenza e di morte sorgono infatti dentro di lui come accadeva in precedenza. Il discorso sulla libertà umana che fa il pastore del carcere sono in fondo al centro del problema. Un uomo è tale finché ha la libertà di scelta tra bene e male, cosa di cui il protagonsita viene privato. Inoltre, la terapia anti-violenza ha degli effetti collaterali non trascurabili, come forti impulsi al suicidio. Insomma la cura è lontana dall'aver risolto il problema della delinquenza, e ne crea anzi degli altri. Indecisa tra il punire crudelemente e la terapia anti-violenza, la società moderna è lontana dal considerare la via dell'educazione e della prevenzione. Un'altra cosa: quei teppisti iperviolenti del film, considerati bravi ragazzi dai genitori, non sono molto diversi da diversi giovani di oggi.
Precisato il valore artistico della pellicola, rimane comunque sgradevole, e di quelli che non potrei mai amare.
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