Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film
Le opere d'arte, per quanto valide e imperiture possano essere, hanno sempre un impatto molto più forte nel momento in cui vengono divulgate rispetto ad una fruizione molto posteriore, e maggiore è il lasso di tempo, maggiore sarà l'effetto di dispersione. Ho visto questo film appena uscito al cinema, avevo solo un anno più del personaggio Alex DeLarge, ma in realtà dodici meno di Malcom McDowell. L'effetto su chi scrive e sulla cerchia degli amici stretti è stato dirompente, non perché qualcuno si mettesse in testa di imitare la violenza che era indubbiamente una componente fondamentale del film, ma perché il messaggio che aveva colpito tutti era che, pur se solo sedicenni, potevamo osare, rompere le regole, vestirci come volevamo, e soprattutto permetterci di essere bizzarri, senza minimamente preoccuparci del giudizio dei "vecchi". Un mio carissimo amico è andato a scuola, al Liceo Scientifico, vestito esattamente come Alex, con in più due occhi di bambola roteanti fissati sulla manica. Questa pellicola ha rappresentato una tappa fondamentale nel percorso di liberazione da pregiudizi, convenzioni e pastoie sociologiche. E' sintomatico il fatto che il mio subconscio abbia conservato il film fino alla cattura di Alex, e abbia praticamente rimosso tutta la seconda parte, quella dell'adesione al conformismo, perché non era ciò di cui avevo bisogno. A cinquant'anni di distanza, dopo aver letto il libro, rivedere il film ha ovviamente un significato completamente diverso. Kubrik doveva per forza rinunciare a qualcosa dell'opera di Burgess, ma ha fatto due scelte discutibili: ha usato poco Nadsat, il linguaggio inventato per l'occasione, che costituisce un elemento fondamentale e insostituibile, e ha omesso l'ultimo capitolo del libro, che dà una soluzione fulminante al problema della lotta alla violenza criminale. In compenso però il regista sfodera una serie di invenzioni incredibili: innanzitutto Malcom McDowell, che semplicemente è il film e meritava riconoscimenti a iosa per la sua interpretazione, poi le scene e le immagini iconiche passate alla storia del cinema, a cominciare dall'abbigliamento, e poi con mille altre trovate, il modo di camminare del carceriere, Alex che si fa imboccare dal ministro, la scena sulla riva del canale, l'uso degli obiettivi grandangolari, l'impiego geniale della musica, presenza preponderante in tutta la pellicola. Invece non ho apprezzato la fotografia, che in più di un caso mi ha ricordato quella degli sceneggiati televisivi.
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