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Saturday Fiction

Regia di Ye Lou vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Saturday Fiction

di obyone
5 stelle

Gong Li

Saturday Fiction (2019): Gong Li

 

Venezia 76. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.

Chi è veramente Yu Jin? Non crediate, non è una domanda retorica che si imprime sul foglio per introdurre il pezzo e parlare di "Saturday Fiction" con la dovuta enfasi. È, semmai, una questione legittima poiché l'unica cosa veramente limpida, sin dall'inizio, è la presenza di parecchi punti oscuri od omissioni che, nelle due ore di durata del film diretto dal maestro cinese Lou Ye, lasciano perplessi. Ci si trova al cospetto di una scrittura reticente all'interno di un'esperienza visiva appagata da splendide ricostruzione sceniche di un periodo storico complesso ed esaltante. Siamo nei primi giorni del dicembre del '41 e dietro agli intrighi ed agli omicidi a sangue freddo, perpetrati da uno sporco gioco di ruolo, la caratterizzazione dei personaggi non è sempre convincente come ci si aspetterebbe. Yu Jin è solo una donna che accetta la parte in uno spettacolo per ricongiungersi all'ex marito regista? In una città, Shanghai, covo di spie e doppiogiochisti c'è spazio ancora per il teatro, per il lavoro, per l'amore? o siamo rimbalzati in uno scacchiere internazionale in cui le pedine sono spie? Yu Jin è una pedina? E se si per chi rischia questa attrice in odore di spionaggio? È al soldo dei francesi che manovrano dall'interno del Cathay Hotel per ottenere notizie sulle ambizioni giapponesi in Oriente? E per conto di chi? Del governo collaborazionista di Vichy? Forse la bella Gong Li veste i panni della spia nazionalista pronta a tutto pur di carpire informazioni militari dall'affascinante generale Saburo (Joe Odagiri). Cosa non farebbero i cinesi per scacciare il Sol Levante al di là del mare e mettere fine all'invasione del proprio suolo che dura dal '37? Sacrificare una bella donna? Ma forse la protagonista dell'opera "Saturday fiction", che sta per essere realizzata al "Teatro Lyceum" di Shanghai, è al soldo degli alleati per i quali prendere decisioni di portata storica potrebbe essere una concreta missione militare. È l'amore, l'odio per i giapponesi o la portata storica degli avvenimenti a muovere Yu Jin?

Il regista Lou Ye ha ordito una sorta di sabotaggio nei confronti dello spettatore. Lascia indizi ovunque ma nulla di concreto. E allora crediamo a ciò che desideriamo. La storia ha sussurrato spesso che l'attacco di Pearl Harbour fosse conosciuto dagli americani prima ancora del 7 dicembre 1941. Allora quella notizia tenuta nascosta avrebbe il retrogusto di un complotto americano per impedire l'arrivo della vitale notizia agli alti comandi dell'esercito e poter procedere ad una legittima dichiarazione di guerra contro il Giappone a seguito dell'attacco sorpresa alle isole Hawaii. Pensatela così se vi va. Il finale è aperto a questa possibilità come alla versione patriottico/nazionalista che vedrebbe un bel vantaggio per i cinesi nell'avere gli odiati giapponesi impegnati in altri e più sanguinosi teatri di guerra. Non è stato forse questo il corso della storia?

 

Gong Li

Saturday Fiction (2019): Gong Li

 

Avevo attese decisamente alte nei confronti di questo film del maestro Lou Ye. Il fascino del b/n, la bellezza senza tempo di Gong Li, infine, l'ambientazione storica lo avevano assurto al rango di imperdibile. Nonostante le aspettative o forse per effetto di esse ne è uscito decisamente ridimensionato. Affascinato dai continui intrecci tra la finzione reale dell'opera teatrale e la realtà fittizia della storia di spionaggio sono rimasto abbastanza basito da elementi che avrebbero potuto arricchire il film. La fotografia del direttore Zeng Jian getta un'ombra di confusione nel dietro le quinte del Lyceum, annebbiando il gioco del gatto col topo con l'uso di luci così basse da rasentare il nero. Si perde la bussola e risulta difficile seguire i movimenti dei protagonisti con l'aggravante che alcuni di essi, almeno secondo il mio scarso Q.I., appaiono superflui. I due cinesi che ronzano intorno a Yu Jin a teatro godono di un ruolo appena abbozzato nell'economia della vicenda e contribuiscono solo a gettare fumo negli occhi che rimane ad annebbiare la vista allo scorrere dei titoli di coda. Una maggior sintesi oppure, a contrario, i tempi dilatati della serialità televisiva avrebbero giocato a favore delle intenzioni celebrative del regista per l'ambiente teatrale, amato fin dall'infanzia, così come la narrazione avrebbe tratto maggior giovamento da maggior chiarezza espositiva e da caratterizzazioni meno fumose. Un'occasione sprecata di applaudire un capolavoro.

 

Gong Li

Saturday Fiction (2019): Gong Li

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