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L'età inquieta

Regia di Bruno Dumont vedi scheda film

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La recensione su L'età inquieta

di Peppe Comune
8 stelle

Freddy (David Douche) è un ragazzo che soffre di crisi epilettiche e passa le sue giornate in compagnia degli amici facendo lunghe scorribande con le moto, o a fare sesso insieme a Mariè (Marjorie Cottreel), la sua ragazza. Il monotono reiterarsi di questo equilibrio si rompe quando un ragazzo arabo (Kader Chaatouf) inizia a fare la corte a Mariè e a insinuare il senso della condivisione di uno spazio in un territorio che si vuole conquistato in lungo e in largo. Così Freddy e i suoi amici non aspettano altro che l'occasione per fargliela pagare.

 

 

Nella campagna fredda e brumosa delle Fiandre, la vita dei ragazzi è grigia come è grigio tutto ciò che si pone ai confini di ogni centro nevralgico, di ogni punto del pianeta che irradia un senso di benessere diffuso ma che lascia arrivare ai suoi lati estremi solo una sua forma indistinta e incolore, un qualcosa che rischia di generare soltanto un grande senso di frustrazione in ragazzi senza adeguate difese immunitarie. Bruno Dumont immerge la vita di questi ragazzi in una provincia che è tutte le provincie, in uno spazio scandito dalla lentezza inesorabile dello scorrere delle giornate dove anche abbandonarsi ad azioni insensate può rappresentare un buon motivo per per interrompere la monotonia, un luogo dominato dallo scarto tra ciò che si vorrebbe essere e fare e il vuoto interiore che rende l'apatia il sentimento più precisamente corrispondente alla loro condizione esistenziale. E' la crisi dell'umanesimo quello che interessa all'esordiente autore francese (il titolo originale del film è infatti "Vie de Jesus"), una crisi concretata dai giovani ma preparata dai vecchi, una crisi sistemica figlia dell' anonimia delle decisioni globalizzate che produce fenomeni e segni senza che a intere generazioni venga data una chiave per decodificarne l'accesso. Una crisi che apre la strada all'incomunicabilità, alla diffidenza per il diverso, a quella noia che assommata nello spirito di corpo può tradursi facilmente in rabbia violenta e assassina. "Volevo scrivere e dirigere una vie de Jesus che interessi i giovani. Ho cercato di trovare qualcosa che sia vicino a loro senza ossessionarli con discorsi moralistici". Infatti l'ateo Dumont osserva ma non giudica, indaga ma non sentenzia. Prende atto della concreta possibilità che allo stato attuale la personalità di ragazzi che vanno dall'adolescenza all'età matura possa corrompersi strada facendo, che la loro inconsistenza morale difficilmente condurrà a quella sua idea di uomo non sottomesso. L'elemento propedeutico di una nuova spiritualità laica. Grande esordio. Sia per Dumont che per i giovani interpreti.  

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