Una rimpatriata di vecchi liceali, fornisce l'occasione, ad una apparentemente dimessa e un po' scialba impiegata ministeriale, considerata da tutti - a cominciare dall'eccentrica madre - una donna senza nerbo e senza vitalità, completamente arresa alla supposta monotonia di un lavoro da ufficio devitalizzante da puro passacarte e burocrate del nulla, di applicare sulla realtà giornaliera i metodi investigativi completamente celati ad ognuno dei suoi conoscenti anche intimi.
Consentendo alla tenace alter ego della piatta donna che tutti conoscono, di fatto al vertice di un sistema di intelligence, che la annovera tra gli agenti segreti di punta di una organizzazione governativa anonima ma pienamente operativa, di raggiungere risultati concreti ed altamente risolutori contro il dilagante menefreghismo, la superficialità senza vergogna, l'opportunismo più bieco e volgare, l'ingnoranza senza soluzione che domina imperante la quotidianità più esasperante di tutti i giorni.
Ne consegue una commediola leggerissima e caricaturale, quasi sempre foriera di scenette di colore puerili e flosce, che, con lo spunto di ergersi a censore di un malcostume dilagante quanto effettivamente sconcertante, si colora ed anima di una accozzaglia di personaggi molteplici, anche occupati in ruoli di fatto secondari, che consentono alla produzione da un lato di darsi un lustro sfoderando un cast di nomi eccellenti e assai noti.
Dall'altro anche di affogare nel percorso grottesco più facilone e banale, favorendo il pullulare di scenette puerili e debolissime, che paiono vere e proprie farse animate da figure lievi e logore, spesso sopra le righe in modo imbarazzante, incapaci, nonostante l'impegno professionale di nomi anche notevoli nella nostrana cinematografia, di suscitare guizzi anche si solo lieve divertimento.
Caricature, solo caricature: basti pensare alla figura dell'altrove sempre ottimo Remo Girone, qui del tutto imbarazzante nel ruolo del bonario capo di una Intelligence "de noantri", davvero risibile ed improponibile, a meno di non restare in zona "Franco e Ciccio". Non che sia colpa dell'attore, ci mancherebbe. Il problema vero risiede a monte; il disagio è quello tristemente tipico che si intravede sin troppo spesso in certe incorreggibili produzioni nostrane, soprattutto all'interno di un genere reso asfittico ed ormai tutto da riconsiderare come la commedia.
Cortellesi pedante e in un mondo tutto suo come ormai capita sempre più spesso (ma viene apprezzata e riscuote successo ove la maggior parte degli altri fallisce... buon per lei e per il cinema di casa nostra, per carità), altri bravi attori come Lucia Mascino e Alessandro Roja, risultano sprecati, la Minaccioni e la Signoris costrette a circoscrivere macchiette inverosimili, e non è finita.
Il paragone, davvero avventato, con l'infervorato ed adrenalinico, ironico e ancor galvanizzante True lies, appare, in questo contesto, ancor più inadeguato e mortificante, per un film davvero inconsistente.
Ma cosa ci dice il cervello.... appunto...
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