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Fatherland

Regia di Ken Loach vedi scheda film

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La recensione su Fatherland

di mm40
3 stelle

Un cantautore dai testi politicizzati viene espulso dalla Germania dell’est, proprio come era successo anni prima a suo padre. L’uomo lascia la moglie e il figlio piccolo senza pensarci su più di tanto, confidando di poter cominciare una nuova vita, lontano da spie, servizi segreti e severissime limitazioni delle libertà individuali.

Se è vero che gli anni Ottanta sono stati un periodo buio per Ken Loach, come del resto per la stragrande maggior parte degli artisti, Fatherland va additato come la sua opera più controversa e sfortunata del periodo, per non dire misconosciuta. E non senza delle precise ragioni: la pellicola, su ammissione dello stesso regista, risultò molto diversa da quelle che erano le intenzioni di partenza e, a complicare la faccenda, ci si mise persino la Storia, quella con la maiuscola, decretando un precocissimo invecchiamento di questo film con la caduta del muro di Berlino nel 1989, neppure tre anni dopo la sua uscita. La sceneggiatura di Trevor Griffiths, alla prima e ultima collaborazione con il regista, prende spunto dalla vera vita del protagonista Gerulf Pannach, cantautore della Germania dell’est espulso da un giorno all’altro dall’amata e odiata patria; il personaggio prende però il nome di Klaus Ditteman, non volendo l’autore confondere ulteriormente realtà e finzione, fin troppo romanzata rispetto alle concrete vicende occorse a Pannach. Quest’ultimo è una delle poche notizie positive del lavoro: al suo esordio su un set cinematografico fa una discreta figura, anche se a quanto è noto Fatherland è rimasta la sua unica esperienza come attore; al suo fianco, fra gli altri, Cristine Rose, Fabienne Babe, Sigfrit Steiner e Heike Schroetter. La storia perde di mordente molto presto, disperdendosi fra dialoghi non sempre efficaci e rivoli di idealismo spicciolo che mostrano a nudo le ambizioni irrisolte dell’opera; scarsamente distribuito già all’epoca della sua uscita, il film ha ottenuto una visibilità degna di tale nome soltanto con la sua uscita in dvd, quasi trent’anni più tardi (nel 2013). 3,5/10.

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