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Strade perdute

Regia di David Lynch vedi scheda film

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La recensione su Strade perdute

di OGM
8 stelle

Film tipicamente lynchiano, che anticipa la visione di "Mulholland Drive" e "Inland Empire" dilatando il senso dell'esperienza personale, ossia estendendolo a tutta la sfera della soggettività, dai travisamenti della memoria fino ai sogni ed alle fantasie, ivi compreso il desiderio di un modo diverso di vivere la propria individualità. Essere uno e due contemporaneamente: il tema dello sdoppiamento è quanto mai caro a quest'autore, a cui piace anche scherzarci su, con brillante autoironia, piazzando coppie ambigue ed inquietanti un po' dovunque (vedi gli anziani dal sorriso spettrale all'inizio di "Mulholland Drive", i gemelli Olsen, diversi e litigiosi, in "Una storia vera", ed i coniugi Dayton, in occhiali scuri, giubbotto di pelle e jeans in questo film). Il leitmotiv del blu è l'elemento vigile nella penombra della mente, il vivido segnale di richiamo alla realtà. Esso, però, è solo un avvertimento, che allude alla presenza di una verità nascosta, senza, tuttavia, darne alcuna spiegazione. D'altronde al cinema, secondo Lynch, spetta solo il compito di raccontare, e non di rivelare. Perciò egli ama giocare con gli stratagemmi propri del linguaggio filmico, privandoli, però, di ogni finalità esplicativa. Le tecniche da lui utilizzate sono tutte ben note e consolidate: non è certo nuova l'idea di presentare dopo ciò che è avvenuto prima, o di confondere mondo interiore e mondo esteriore. Cambia, però, la valenza di queste operazioni, che da meri espedienti espressivi (il surrogato della voce narrante del romanzo) diventano componenti della storia, si fondono con essa, partecipando all'essenza stessa dell'opera cinematografica. È così che nasce l'apparente "incoerenza" lynchiana, che però si colloca, in realtà, tutta all'interno delle logiche del cinema. In effetti i principi – universalmente accettati - secondo cui 1) l'obiettivo può riprendere anche che ciò che è invisibile, e 2) la prospettiva può liberamente cambiare, senza preavviso, nel corso del film, vanificano, di fatto, ogni pretesa di oggettività. Il risultato "assurdo" è semplicemente quello che si produce quando tali principi vengono applicati alla lettera, appiattendoli sul tessuto narrativo: allora la contraddizione, la circolarità del tempo, la sovrapposizione creano soltanto paradossi inverosimili, che potrebbero essere risolti solo distribuendoli su più livelli interpretativi. In questo senso, "Strade perdute" è un perfetto esperimento di racconto cinematografico "puro", ancora privo delle suggestioni teatrali e psicanalitiche di "Mulholland Drive" e "Inland Empire".

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