Regia di David Lynch vedi scheda film
Dal punto di vista figurativo, il film fa venire alla mente il successivo (e meno riuscito) "Eyes Wide Shut" (1999) di Kubrick, mentre narrativamente rimanda sia alla "Donna che visse due volte" (1958) di Hitchcock sia al romanzo "Manoscritto trovato a Saragozza" di Jan Potocki. In "Strade perdute", più che una trama lineare, si segue il filo del sogno e dell'inconscio, i nomi e le persone fisiche si sdoppiano e si somigliano (la Arquette interpreta due donne, Loggia è sia Eddy che Dick Laurent, Pullman e Getty come figura si somigliano, in più si stenta spesso a capire quando si parla di Eddy o di Andy eccetera). In più c'è la figura disturbante e inquietante dell'omino misterioso interpretato dall'ex Baretta Robert Blake. Precursore di film lynchani come "Mulholland Drive" (2001) e "Inland Empire" (2006), "Strade perdute" è uno di quei film in cui conta molto di più l'atmosfera che la trama, come se si trattasse di una modernissima versione, riveduta e corretta alla luce dei nostri anni e della sensibilità di un regista dalla forte personalità, del noir classico. Anche se alla figura del detective si sostituisce quella dell'uomo qualunque, incapace ormai di esercitare un impossibile controllo sulla propria vita. Il risultato di questo film mi sembra, in ogni caso, riuscito e tutt'altro che il frutto di una mancanza d'ispirazione. Tra gli interpreti, tutti bravi (eccellente Loggia), è ottima (e abbondante) Patricia Arquette. (9 febbraio 2008)
Un sassofonista viene accusato dell'omicidio della moglie, avvenuto in condizioni misteriose, e condannato a morte. Durante la permanenza in cella, però, l'uomo scompare misteriosamente, e al suo posto si trova un giovane che non c'entra niente. Questi, una volta scarcerato, s'innamora di una bionda, amante di un pericoloso boss, che sembra la reincarnazione della moglie del sassofonista.
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