Regia di David Lynch vedi scheda film
Affascinante esempio di cinema puro, confezionato con cura e maniacale attenzione ai dettagli di ripresa, che buca lo schermo per l'insieme di elementi grafici e per la perfetta simbiosi tra immagini e suoni. Il tutto al servizio di una "parabola" non completamente decifrabile, più onirica che razionale, sulla perdita dell'identità.
Fred (Bill Pullman) vive un tormentato periodo assieme alla graziosa moglie Renée (Patricia Arquette): da un pò di tempo, qualcuno lascia pacchi anonimi in prossimità della porta di casa, con all'interno videocassette contenenti registrazioni effettuate nella loro intimità domestica. Sino all'ultima consegna: le immagini mostrano Fred, in camera da letto, al fianco del cadavere di Renée. Ritenuto colpevole di omicidio di 1° grado, nonostante continui a proclamarsi innocente viene condannato alla pena di morte e immediatamente imprigionato. Una notte, però, accade un fenomeno inspiegabile, annunciato dalle parole della guardia carceraria: "Questa è una cosa da cacarsi addosso...". Al posto di Fred, nella cella è presente uno sconosciuto, in seguito identificato come Pete Dayton (Balthazar Getty), un giovane meccanico fidanzato con Sheila (Natasha Gregson). Pete ha vuoti di memoria, non riesce a spiegarsi perché, e come, sia finito in galera. Dimesso dal carcere, riprende a lavorare in officina, trovandosi a riparare il mezzo di Eddy (Robert Loggia), un boss della malavita fidanzato con la più giovane e attraente Alice (Patricia Arquette). In seguito Pete, sedotto dalla ragazza, si trova coinvolto in una serie di avvenimenti sempre più inquietanti: per evitare di essere ucciso dal boss - venuto a conoscenza della relazione con la sua donna - segue il consiglio di Alice, che propone di derubare Andy (Michael Massee), losco individuo che si occupa di ingaggiare prostitute per riservati festini organizzati da Eddy.
"Sono convinto che le coincidenze sfortunate non esistono."
Epocale, spiazzante, indimenticabile capolavoro diretto in stato di grazia da David Lynch, anche autore - in coppia con Barry Gifford - della stravagante e implausibile sceneggiatura. Dopo una prima parte di stampo classico, quasi gialla, il regista abbandona completamente la storia per iniziarne una nuova, usando un folle stratagemma: nella cella carceraria, al posto di Fred, compare senza alcuna spiegazione Pete. Da qui in poi i punti interrogativi aumentano a dismisura durante la visione, soprattutto se si cerca di dare un senso compiuto alla storia che sfugge ad ogni possibile interpretazione logica. Lynch ha dichiarato che, in fase di scrittura, era suggestionato dal processo a O. J. Simpson, essendo letteralmente ossessionato dal fatto che un individuo potesse aver compiuto un simile gesto, continuando poi a vivere tranquillamente e giungendo alla conclusione che il responsabile del crimine (O. J. Simpson) potesse avere inconsciamente attuato una “fuga psicogena”, ossia si fosse autoconvinto di non aver commesso il delitto. In questa eccentrica rivelazione è nascosto, molto probabilmente, il codice segreto necessario per dare una più sensata interpretazione di Strade perdute. Ma si tratta di un codice molto personale, esclusivamente in possesso dello stesso Lynch. Detto questo, ossia che per meglio assaporare questo impeccabile esemplare di cinema "alto" occorre lasciarsi trasportare principalmente dall'aspetto estetico senza cercare un nesso razionale tra causa ed effetto, l'opera presenta una serie interminabile di sequenze suggestive, tecnicamente inappuntabili, magnificate dalla sublime fotografia di Peter Deming, da una colonna sonora ibrida e d'effetto (che alterna alle note composte da Angelo Badalamenti, quelle di Barry Adamson, Rammstain, David Bowie, Marilyn Manson e altre sonorità altrettanto insinuanti), dalle inarrivabili interpretazioni del cast artistico (nessuno escluso), dall'insistita ed elegante componente erotica (garantita da una bravissima Patricia Arquette, assolutamente incantevole, proposta in versione bionda & mora) e dalla presenza di volti a dir poco perturbanti (da Marylin Manson al "Mystery Man", Robert Blake). Lento, suadente durante il primo tempo, spiazzante ed enigmatico nel secondo, Strade perdute rimane un esempio di cinema all'ennesima potenza per quanto perfetta combinazione degli elementi audiovisivi e per un montaggio particolarmente ispirato. Resta dunque un'esperienza di visione obbligata per ogni amante del cinema più puro, delirante e profondamente ipnotico, con vaghe e non meglio comprensibili allusioni sulla schizofrenia (più personaggi interpretano, non per caso, doppi ruoli) e sulla tragica perdita dell'identità.
Citazione
"Quel verme vede più fica di una tazza del cesso..."
(Uno dei poliziotti incaricati di sorvegliare Pete)
100 pallottole d'Argento
Dario Argento presenta: David Lynch [1]
"David Lynch è uno dei registi più originali, inimitabili, del cinema mondiale. I suoi film sono per alcuni incomprensibili, per altri invece chiarissimi, come fossero lucidi sogni. (...) David Lynch è stato anche sposato, per un certo periodo, con la nostra Isabella Rossellini. Ha fatto film indimenticabili, vincendo tanti premi in tutto il mondo. Eraserhead, ad esempio, è il film più bizzarro di Lynch: realizzato in cinque anni, perché senza denaro, riuscì a malapena a finirlo. In origine Lynch era un pittore, tentò di venire in Europa per studiare con Oskar Kokoschka che, però, non lo volle ricevere e, per una serie di ragioni, diventò regista di Eraserhead. Questo Eraserhead lo vidi a New York quando ancora non era uscito - tra l'altro ha avuto una distribuzione limitata, amatoriale - con George Romero, che era in possesso di una copia. Vidi così questo film, veramente stranissimo. Eraserhead è il termine utilizzato per indicare quelle gomme che stanno sulla punta delle matite, che servono per cancellare, una perfetta allusione al protagonista che sembra, appunto, una matita. Il film, molto difficile da riassumere, va visto perché è una follia totale. È veramente un'invenzione continua. (...) Il film Twin Peaks non ebbe molto successo, ma poi Lynch si rifece con il bellissimo Velluto blu, con Elephant man, film famoso e di grande successo e con otto candidature all'Oscar. Nel 1990 vince la Palma d'oro a Cannes con Cuore selvaggio. Seguirà un altro, importantissimo, film: Mulholland Drive. David Lynch resta sempre uno dei registi più importanti, più seri, più veri, più profondi che abbia mai avuto il cinema di tutti i tempi."
Visto censura [2]
Piuttosto articolata la vicenda sul rilascio del nulla osta al film di Lynch, che vede il via libera alla distribuzione nelle sale in due distinti tempi e con differenti divieti. Dopo il rilascio di una prima edizione integrale (v.c. n. 92655 del 5 giugno 1998), nella quale viene imposto il divieto ai minori di anni 18, la distribuzione fa appello per ottenere una riduzione con divieto ai minori di anni 14, ottenendola in data 13 ottobre 1998, dopo aver accettato di effettuare due brevi tagli.
Dal verbale allegato al n.o. in relazione alla prima riunione:
"(La commissione) esaminato il film (...) e ascoltato il sig. De Biase, in rappresentanza della Cecchi Gori Group, il quale fa presente la disponibilità della casa produttrice a tagliare alcune scene di violenza e fa presente che la comprensibilità del film rende lo stesso 'non pericoloso' tenuto conto della complessità e difficoltà dell'opera; rilevato che la visione di esso richiede e comporta uno sforzo ed una tensione morale e psicologica notevole che non può essere richiesta ai minori degli anni 18, ritenuto che il film è permeato di una serie di innumerevoli scene di violenza fisica e morale, nonché di sesso, molte delle quali indugiate e messe in rilievo da primi piani che ne ingigantiscono l'efficacia scioccante. Per questi motivi, si esprime a maggioranza parere favorevole per la concessione del nulla osta di proiezione in pubblico, con il divieto per i minori degli anni 18."
Dal verbale allegato al n.o. relativo all'appello:
"La commissione di appello composta dalle sezioni prima e terza (...) esprime parere favorevole per la concessione del nulla osta per la proiezione in pubblico con il divieto dei minori degli anni 14, in considerazione di alcune scene di sesso e di violenza. Alla precedente edizione vengono apportati i seguenti tagli:
1) eliminazione delle scene in cui si vede l'uomo con il capo conficcato nel tavolino di vetro (metri 3,10);
2) dettaglio, dal basso, della testa conficcata nel tavolino (metri 3,20)."
Metri di pellicola accertati: 3564 (circa 130' in proiezione cinematografica).
È del 2001 invece un altro v.c. (n. 94459) relativo a una versione fortemente tagliata, ridotta a un metraggio di soli 2400 metri (87'40"), destinata per "la proiezione in pubblico, senza limiti di età. [Ottenuta] in considerazione dei numerosi tagli effettuati che hanno eliminato le scene più raccapriccianti e quelle più insistite e crude di sesso violento..."
NOTE
[1] Puntata del 01/01/2013, trasmessa su Rai Movie, in occasione di una maratona dedicata al regista con programmazione dei seguenti film: Strade perdute, Twin Peaks - Fuoco cammina con me ed Eraserhead.
[2] Dal sito "Italia Taglia".
"La mia identità è in divenire perenne. Non ho un'identità da proteggere, ho un'identità da realizzare, un'identità che avanza, che cresce, che evolve. La mia identità di oggi non è più quella di ieri. Chi sono io? Sono le mie idee che ho cambiato, le emozioni che ho avuto, belle o brutte, sono la mia volontà. La mia identità è il comporsi di tutte queste cose, per cui sono braccia che si stendono, non sono radici immobili."
(Ermes Maria Ronchi)
I'm Deranged (David Bowie, OST)
F.P. 23/02/2023 - Versione integrale visionata in lingua italiana su Amazon Prime Video (durata: 134'17")
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