Un unico piano sequenza lungo tutto il film, (ma ci sono dei tagli, più o meno visibili), un flusso di coscienza attraverso l'orrore dei reticolati, la poesia della campagna, l'incubo delle rovine illuminate dai bengala e l'abbandono alla corrente del fiume. La vicenda ha un incedere maestoso, lento, solenne, ineluttabile. C'è il respiro dei grandi spazi, il fascino del viaggio, il battesimo delle prove da superare, il rito dell'iniziazione. Il film va bevuto tutto d'un fiato, non si lasci spazio all'analisi, al dubbio, al ripensamento. Non mancano i difetti, i tedeschi hanno una mira incredibilmente scadente, sparano addosso al protagonista centinaia di volte e mai che una pallottola colga nel segno. Da notare come del nemico non si veda praticamente mai il viso, è sempre un'entità altra, esterna, un riferimento simbolico. Ottima prova del protagonista, George MacKay.
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