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1917

Regia di Sam Mendes vedi scheda film

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Gangs 87

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La recensione su 1917

di Gangs 87
8 stelle

Ci sono film da Oscar e film per gli Oscar. Solitamente i primi sono quelli che hanno delle peculiarità talmente notevoli che anche uno spettatore, che chiameremo medio, identifica e di cui ne gode. I secondi sono quei film dalle spiccate caratteristiche tecniche che pur non coinvolgendo al cento per cento lo spettatore medio di cui sopra, possiede i tratti tipici dei film amati dalla giuria dell’Academy. E mentre i primi restano quasi sempre nel cuore dello spettatore ma con le mani vuote (o quasi) di premi, i secondi che non sempre occupano un posto nella memoria di colui che li ha guardati, potranno spesso vantare di essersi accaparrati la statuetta più importante.

 

Questo film di Sam Mendes possiede le peculiarità della prima categoria (di cui sopra) e le caratteristiche della seconda, motivo per cui riesce a convincere il novanta per cento di coloro che si accingono alla visione, mai lenta e sempre coinvolgente di un film bellico che forse mai aveva entusiasmato in questa misura.

 

Il merito è della messa in scena, di quella sensazione che tutti hanno avuto e che semplicemente è stata spiegata con un: sembra di stare in un videogioco. Grazie infatti ad un finto-piano-sequenza-unico, Mendes segue i protagonisti, i quasi-sconosciuti George MacKay e Dean-Charles Chapman, senza mai staccargli gli occhi di dosso, garantendo allo spettatore un coinvolgimento costante e totale. Non è assolutamente da sottovalutare l’eccellente, a dir poco, fotografia, che riprende i colori retrò degli anni che rappresenta, riuscendo a dare a certe inquadrature la nostalgia di una vecchia cartolina.

 

E se il perbenismo di fondo, gli inglesi sono bravi, infatti sparano sempre e solo se costretti, e i tedeschi cattivi mi ha leggermente infastidito, i continui riferimenti religiosi però erano capaci di riaccendere in me il guizzo di curiosità necessaria ad alimentare l’ardore della diversità che caratterizza la pellicola, che tanto mi piace e che tanto latita nella settima arte.

 

Il protagonista, martire come il Cristo de l’ultima tentazione, si aggira tra i ruderi di un bombardamento mentre una luce dall’alto, che ha del divino, lo conduce verso la salvezza (?) non prima di essere stato tentato dall’illusione della pace di quel caldo focolare familiare prima e dalla morte soave poi, mentre la raffigurazione della croce incombe sul paesaggio dai colori stupefacenti, in quella che si può identificare come una delle scene più belle del cinema degli ultimi anni. Il simbolismo ritorna anche nella sequenza finale, quando il protagonista, compiuta la sua missione, si lascia la guerra, simbolo di morte, alle spalle, incamminandosi verso un prato verde laddove si erge un albero, simbolo di vita; il suo passo incerto sembra deciso, le sue mani sfiorano quasi l’erba, e si ha la visione dei campi elisi e finisce per essere facile carpirne il senso, quello profondo.

 

Pur non riuscendo a spodestare dal trono l’ultimo mio film preferito visto ormai un anno fa, 1917 di Sam Mendes è un film di qualità che entusiasma e coinvolge come un film da Oscar.

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