Regia di Sam Mendes vedi scheda film
Un film di guerra di logoramento della pazienza dello spettatore. Scopiazzatura maldestra/centone da quattro soldi di "Gli anni spezzati", "Salvate il soldato Ryan", "Orizzonti di gloria" e persino dello scadente "War horse". Non solo è assurda la guerra, ormai lo sono anche le sceneggiature dei film di guerra. Voto 4.
Sam Mendes deve lasciare in pace il maestro Kubrick. E smetterla di fare film su altri film, ossia roba di seconda mano. Dopo aver fatto una sorta di remake di "Lolita", aggiungendo sproloqui su sacchetti portati dal vento, col sopravvalutato "American beauty" ed aver ripreso con "Jarhead" certi temi di "Full metal jacket", con una certa enfasi sull'onanismo durante le pause operative dei conflitti, era solo questione di tempo prima che attaccasse in forze anche la pietra militare, volevo dire miliare, del cinema "Orizzonti di gloria". In "1917" vediamo quindi due attori sconosciuti girare ossessivamente per un quarto d'ora nello stretto camminamento di una trincea come per fare il verso a Kirk Douglas nella più famosa scena di "Orizzonti di gloria", per poi prendere ordini da 3 o 4 attori british graduati (Firth, Strong, "Sherlock" Cumberbatch e "Moriarty" Scott) che vengono indi congedati dalla trama dopo un centinaio di parole a testa, manco il tempo di prendersi un tè. I due fantaccini devono andare in perigliosa missione campestre e campale, pedibus calcantibus come Sam e Frodo nel "Signore degli Anelli", a portare l'ordine di fermare un attacco suicida. Basterebbe mandare un aereo che sganci centinaia di copie dell'ordine dall'alto e sarebbe subito fatto, ma la sceneggiatura non affronta l'ipotesi (i militari, si sa, sono ottusi; non ci avranno pensato!). Bisogna salvare una sorta di soldato Ryan d'Oltremanica (che è il fratello di uno dei due) e, incidentalmente, altri 1600 militi. Naturalmente, come nel "soldato Ryan", loro si riveleranno buoni samaritani con chicchessia, mentre tutti i Tedeschi che incontreranno saranno psicopatici, carogne e infingardi, capaci anche di piovere dal cielo (la sequenza dell'aereo è di una improbabilità rara, meno plausibile di quelle del film "Sharknado" o di un cartone animato di Bugs Bunny). Siamo nel 1917, non sono ancora nazisti, ma secondo Mendes si stanno già avviando. Nella parte finale c'è anche la struggente canzone che risveglia sentimenti di umanità nei cuori dei soldati resi cinici dalla guerra, come in "Orizzonti di gloria"; e la corsa contrapposta di quanti vanno forse a morire e di chi potrebbe salvarli, come nel ben più valido "gli anni spezzati" di Weir. Ma "1917" ha anche qualcosa di suo, come l'andamento tedioso, lento e lutulento, e l'insistenza horror sui cadaveri di uomini e bestie, che ci lascia un angoscioso quesito finale: i cavalli nell'icmetion, nella terra di nessuno, sono una citazione, tanto per cambiare, di un famoso quadro di Picasso, o sono invece il mefitico "War horse" di Spielberg e i suoi compagni d'arme a quattro zampe che stavolta ci hanno rimesso la criniera?
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