Regia di Brian M. Conley, Nathan Ives vedi scheda film
Un film intriso di un lirismo macabro difficilmente accettabile da parte del pubblico. Girato, senza troppa inventiva, da una coppia di registi che punta ad un twist end sconsolante e cattivissimo.
Il celebre musicista Craig Owen (Cayleb Long) - sposato con Kelly (Mischa Barton) - esce una sera per acquistare una bottiglia di champagne, senza più tornare a casa. Sequestrato da Bill Anderson (Jackson Davis), un assassino seriale - noto come "gemini killer" - che decapita le vittime facendo uso di fiamma ossidrica, viene legato e rinchiuso in un seminterrato. Clown, poliziotto, gangster, carcerato, dottore, avvocato, operaio, travestito, prete e, in ultima recita, boia: personaggi dei siparietti, spesso a base di tortura (due denti strappati, tre dita tagliate), tenuti dal sadico assassino - nella società civile, aspirante attore - che continua ad attribuire a Craig, chiamandolo Bill, un multiplo delitto nel quale sono state troncate sette vite. Ovviamente Craig è innocente sotto questo aspetto, mentre l'omicida agisce in maniera schizofrenica e persecutoria, unendo l'utile al dilettevole.
"Il terzo segno dello zodiaco è conosciuto come 'i gemelli': chi vi appartiene si dice abbia una doppia natura." (Didascalia iniziale)
Il regista Nathan Ives, in coppia con il produttore Brian M. Conley, scrive e dirige questo disarmante thriller che si muove sui binari del torture porn, senza però eccedere in violenza per oltre metà tempo. Non è infatti dato sapere perché al povero Craig sia toccato questo disumano flagello almeno sino all'epilogo, genialmente costituito - nel rispetto della tematica a "doppia faccia" attribuita ai gemelli - come prologo. Portando infatti indietro il calendario di un mese, ci viene svelata l'agghiacciante motivazione che muove la mano sanguinaria di Bill. Che qui, per non togliere la sorpresa a chi volesse prenderne visione, evitiamo con cura di svelare. The basament si muove in maniera piuttosto cervellotica, presentando questa ambigua figura dai mille caratteri (altro che il John Lithgow di Raising Cain!) in maniera piuttosto lenta e ripetitiva. L'azione si svolge, come il titolo lascia intendere, in uno squallido scantinato ed è interrotta saltuariamente dalle scene interpretate da Mischa Barton, moglie apparentemente in apprensione per il mancato rientro del marito. Marito che sì, una colpa ce l'ha, per quanto comune, ovvero intrattiene una relazione extraconiugale.
The basament si è accapparrato un paio di riconoscimenti, a onor del vero immeritati. Principalmente a causa di una regia mediocre, statica e per nulla coinvolgente, a differenza invece di una sceneggiatura scritta con cattiveria e certo onesto pessimismo. È un film che finisce malissimo, come poi deve finire a ridosso dei nostri tempi: specchio di una società che riduce molti esseri umani al livello di belve feroci. Anzi peggio, perché gli animali uccidono per necessità mentre alcuni individui traggono invece piacere dal dolore altrui. E il povero protagonista, incastrato in un meccanismo temporale di sole sei ore, va incontro ad un castigo estremo e ingiusto, più simile ad una pena da girone dantesco che ad un omicidio in senso stretto. Molto realistico nella concezione degli effetti speciali, peraltro limitati a un paio di momenti e, forse proprio per questo, in grado di trasmettere il malessere, il terrore, il panico incontenibile esperito dal povero Craig, costretto a vedere "lentamente" la morte prendere forma e sembianza: quella di un demone che, indossata una maschera da saldatore, accende la fiamma ossidrica avvicinandosi al suo viso. Distribuito, limitatamente, nel settembre del 2018 solo in USA, The basement è un titolo ben poco appetibile proprio a causa di un cinismo difficilmente accettabile dal pubblico. Anche da parte dei più assuefatti al cinema horror, per quanto terrificante nell'assunto e nella tragica conclusione. Decisamente sconsigliato agli animi sensibili, agli ottimisti e ai puri di cuore.
"A volte, quello che vedi all'esterno non è quello che c'è dentro. Prendi me, per esempio, io sorrido sempre. Ma dentro, sono un'anima molto persa." (Bill, vestito da clown)
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