Regia di Mike Hodges vedi scheda film
Chi continua a confondere islamismo e terrorismo potrebbe validamente pensare al terrorismo messo in atto per vari decenni dai cattolici nordirlandesi dell’IRA. Può una “chiesa” benedire una guerra santa? Qual è il rapporto tra religione e terrorismo? È terrorismo religioso o si tratta piuttosto di rivendicazioni politiche o di rivalse etniche, ammantate di motivazioni religiose? Su questo tema si cimenta Mike Hodges, con un film che resta, ahinoi, lontano dalla bella riuscita di Carter (1971), a causa di una premessa erronea e di una pletora di stereotipi, che rendono l’insieme poco credibile. La prima è il postulato che il prete cattolico non possa divulgare un omicidio di cui ha avuto cognizione in confessione: cosa senz’altro vera, se non che qui è messa al posto sbagliato, poiché il sacerdote non ha saputo dell’omicidio dal colpevole durante la confessione, ma l’ha visto con i propri occhi. Gli stereotipi sono un killer pieno di rimorsi, un altro killer che si lascia impietosire, un prete tormentato (a metà tra Fronte del porto ed Io confesso), un mandante malvagio con un fratello cretino ed ancora più malvagio, una ragazzina cieca dotata di sesto senso e che redime il killer, un’altra ragazzina perduta e così via. Quello che manca quasi del tutto, dopo la premessa, è proprio l’Ulster con i suoi conflitti, tanto che il cattivo Meehan (che si suppone cattolico) usa impunemente il nome Londonderry per indicare la città che per ogni nazionalista irlandese è semplicemente Derry.
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