Regia di Malgorzata Szumowska vedi scheda film
Un film anacronistico, che propone una fantasiosa e impossibile setta capeggiata da un tiranno con al seguito il suo gregge (di sole donne). Pretestuosa opera femminista dell'acclamata (altrove) regista polacca Malgorzata Szumowska.
Michael (Michiel Huisman) vive isolato in un posto immerso nella natura, dopo aver fondato una comunità religiosa della quale è l'indiscusso "Pastore". Oltre a lui, unico uomo, fanno parte della setta solo donne: le spose (vestite di viola) e le figlie (vestite di azzurro). Il "gregge" segue ogni direttiva di Michael, in ossequio ai suoi costanti e ripetuti sermoni. Finché una pattuglia della polizia giunta sul luogo, suggerisce di sgombrare il posto. Michael e le sue devote femmine si incamminano alla ricerca di un nuovo Eden, ma gli atteggiamenti prepotenti dell'uomo, causa i quali una donna incinta muore, convincono Selah (Raffey Cassidy) di essere dal lato sbagliato. La ragazza, raggiunta consapevolezza del contesto, non vuole più sottostare alla dittatura maschilista del Pastore.
The other lamb è il classico film frutto di chi, il cinema, lo intende in maniera personale, egocentrica, velleitaria e anacronistica. Dirige - e spiace che sia una donna dato che poche si dedicano alla regia - la polacca Malgorzata Szumowska, che si è trovata qui in perfetta sintonia con Catherine S. McMullen, responsabile della terribile sceneggiatura. Due autrici, quindi non deve sorprendere il clima enfaticamente insistito sul patriarcato e il maschilismo, proposto con masochistica (in)certezza, comprendente nel suo raggio d'azione la religione (non a caso il Pastore è modellato sull'identikit di Gesù Cristo) e la poligamia. Dimenticandosi che siamo nel 2020, e il femminismo in occidente ha fatto la sua storia (con risultati positivi, ma anche negativi), la Szumowska vorrebbe farci intendere che l'uomo è il Male. Inteso come specie (ma che in uguale misura comprende anche le donne) ha pienamente ragione. Peccato che invece qui il Male sia inteso a senso unico.
Senza alcun'altra idea creativa, spinta da un odio immotivato verso l'altro sesso, la regista decide di procedere per oltre 90 minuti, tentando inutilmente di sviluppare per immagini una sceneggiatura fagocitata dal vuoto più assoluto. Non accade quasi mai nulla nel film, che si nota essere frutto di una coproduzione sostanziosa (tra Belgio, Irlanda e Stati Uniti). Con spocchiosa arroganza, Szumowska ci propone incantevoli "quadri" naturali, con campi lunghi e punti macchina che valorizzano superbi scenari, dando un taglio "pittorico" al girato. Un piacere per gli occhi, che dopo dieci minuti diventa però una più semplice consuetudine; dopo trenta, una ripetitività priva di senso; dopo sessanta, una scelta retorica dovuta a carenze di idee; dopo novanta, un'incomprensibile perdita di tempo. The other lamb sembra arrivare dal medioevo, per una mentalità confinata e arroccata in paradigmi e teorie sociali (in relazione alla regione geografica in cui è stato girato) che sono unicamente frutto di una mente veterofemminista. Lento, pretenzioso, nato in un contesto deprimente. In sostanza, per parafrasare una battuta pronunciata più volte nel film che calza a pennello, "una cosa rotta."
"Quando si appartiene a una minoranza, bisogna essere migliori per avere il diritto di essere uguali." (Christiane Collange)
Trailer
F.P. 05/04/2020 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 96'49") / Date del rilascio: USA, 03/04/2020; UK, 03/07/2020
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