Regia di Ninja Thyberg vedi scheda film
MUBI
La ventenne Linnéa abbandona la Svezia dicendo alla madre di andare negli Usa per un master di specializzazione. In realtà la ragazza ambisce ad entrare nel mondo del cinema porno, per diventare una diva.
O meglio, una "Spiegler Girl", ovvero la più ambita e la più aperta alle varie proposte ed attitudini, anche quelle più estreme, che quel tipo di cinema può offrire e che, nell'eventualità, potrebbero davvero renderla la regina del mercato.
D'altro canto, il physique du role a Linnea, che, acquisito il nome d'arte di Bella Cherry, non manca di determinazione e neppure di ambizione per sfondare.
E quando riesce anche ad essere ingaggiata da un agente, quando inizia a farsi notare nell'ambiente, ecco che il primo tentativo di emergere partecipando ad un film incentrato sul sesso violento e sadomaso, la lascia esterrefatta ed offesa, sia nel fisico che nel morale.
Proprio per questo, per non cedere alla tentazione di tornarsene in patria, Linnéa si getta nelle mani del più squallido ed insieme importante agente delle pornostar, offrendosi per la prima volta alla pratica del sesso anale, direttamente al cospetto di due pornostar di colore.
Battendo ogni record, ma raggiungendo anche il traguardo di un vuoto interiore assoluto e senza soluzione. La regista Ninja Thyberg rimette mano al suo corto omonimo premiato anni fa a Cannes, e ci offre uno spietato ritratto di un ambiente pieno di contraddizioni: un settore dominato dal maschilismo, in cui tuttavia solo per la donna è possibile assurgere a ruolo di star, pur dovendo sgomitare e combattere contro una strenua concorrenza in una continua lotta di mercificazione di se stessi.
Il film, che non si nega a nudi integrali anche maschili ed in erezione, ma evita scene di sesso non simulato, riesce a mettere in luce le comprensibili discriminazioni di quel mondo incentrato sulla mercificazione dei corpi, ed oltre alla tematica dell'orgoglio femminile, centra anche qualche altro bersaglio discriminatorio, come l'utilizzo degli attori maschi di colore per rappresentare l'eccesso e la violenza sulla donna.
Poi certo, la storia della bella e disinibita protagonista non riserva molte altre situazioni originali o mai viste, ma comunque Pleasure ha il merito di sondare senza troppi falsi pudori addentro ad un mondo dominato da preconcetti e sfruttamento.
La bella protagonista, Sofia Kappel, si presta generosamente a rendere credibile l'avventura di una ragazza appannata dall'incontrollato desiderio di sfondare.
Ed è davvero bravissima la giovane attrice ad ostentare uno sguardo provocante che poi, molto realisticamente, finisce per trasformarsi in una smorfia di disgusto assai perinente alle circostanze di quei set.
La Kappel è dunque perfetta a rendere realistico quell'istinto di scalata al successo così fuori controllo da condurla ad accettare ogni compromesso pur di emergere come leader assoluta tra la infinita concorrenza.
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