Regia di Kristian Gianfreda vedi scheda film
In un paesino romagnolo dove tutti conoscono tutti, la figlia adolescente del sindaco va a portare dei libri al suo nuovo compagno di classe, che vive in una casa famiglia con una ex prostituta e ragazza madre, un africano richiedente asilo, un bambino cinese handicappato e altri ancora. L’incontro sarà fatale, ma l’unione fra i due ragazzi non andrà giù ai genitori di lei.
Per essere il suo primo lungometraggio, Kristian Gianfreda dimostra di avere già le idee chiare: Solo cose belle è un prodotto a basso budget, ma speso bene, che riesce a coinvolgere e a lasciare un messaggio grazie a una messa in scena efficace e sufficientemente verista, un cast pressoché interamente azzeccato e degli argomenti potenti. Buonismi pietosi e sentimenti facili sono fuori discorso nella sceneggiatura partorita da un nutrito team, composto da ben sette elementi: oltre al regista hanno contribuito Filippo Brambilla, Andrea Calaresi, Matteo Lolletti, Susanna Ciucci, Andrea Valagussa e Marco Brambini (che è anche fra gli interpreti); in genere tante firme insieme sul copione non portano granché bene, ma in questo caso l’ammucchiata ha funzionato – basti pensare anche soltanto alla battuta del bambino handicappato cinese (inutile riportarla, spoilerando), che è un mix di sarcasmo e cinismo. C’è qualche momento e qualche personaggio eccessivamente caricaturale (il vigile e la macellaia, innanzitutto), ma tutto rimane in secondo piano, così come l’intreccio ‘rosa’ che è sempre al servizio di una trama dagli evidenti risvolti sociali. In tal senso anche il lieto fine può essere accettato come la degna soluzione di un racconto, a suo modo, fiabesco, e non sarebbe assurdo neppure scomodare Shakespeare sostenendo che il lavoro sia una rilettura ottimista della tragedia di Romeo e Giulietta in chiave moderna – a parte il fatto che nel film mancano i genitori di lui. Nel complesso a ogni modo ben fatto: un chiaro segnale che nel 2019 il cinema italiano non è affatto morto, anzi. 6,5/10.
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