Regia di Shahrbanoo Sadat vedi scheda film
Attraverso le vicende dei giovani ospiti di un orfanotrofio di Kabul nel 1989 l'autore esprime la nostalgia per un passato perduto ed idealizzato della storia dell'Afghanistan.
72 FESTIVAL DE CANNES (2019)
QUINZAINE DES REALISATEURS
Nella Kabul del 1989, al termine dell’occupazione sovietica ed alla vigilia della caduta del governo del filorusso Najibullah, una serie di ragazzi di strada viene inviata in un orfanotrofio pubblico, struttura che stupisce fin da subito per modernità ed organizzazione. Le stanze e gli ambienti comuni sono puliti ed ordinati, i pasti abbondanti, c’è persino un televisore, agli orfani viene fornita un'istruzione completa, in cui non può mancare l’apprendimento della lingua russa.
Il film si focalizza sui problemi tipici dell'adolescenza, a cui si sommano quelli connessi a vivere in un luogo del genere: il bullismo dei ragazzi più grandi, il desiderio di far emergere la propria acerba personalità, le tempeste ormonali e le curiosità sessuali. Il tutto molto simile ai film occidentali ambientati in collegi maschili, che abbiamo visto tante volte. Ma quello che appare centrale è il nascere e lo svilupparsi dei rapporti di solidarietà e amicizia tra i ragazzi, che vengono anche protetti e guidati dalla figura paterna di un insegnante. Per cui l'orfanotrofio non è mai per loro un luogo di solitudine e disperazione. Anzi, pare che il regista abbia voluto farne il simbolo di un periodo della storia del Paese per cui non nasconde una marcata nostalgia, idealizzandolo come un età dell'oro in cui persino gli orfani raccolti dalla strada venivano portati in gita a Mosca in aereo, le donne erano libere di portare la gonna e di occupare ruoli dirigenziali, la sessualità non era demonizzata e la vita dei giovani protagonisti non era troppo diversa da quella dei coetanei del primo mondo. Tutto questo viene contrapposto all'incubo oscurantista del fondamentalismo religioso, che fa irruzione nella parte finale della pellicola, col crollo di Najibullah e l’invasione dei mujaheddin.
Un aspetto molto ben realizzato della pellicola è l'inserzione di scene ispirate ai musical di Bollywood, molto apprezzati dal pubblico afghano. Fin dalla proiezione iniziale in un cinema di Kabul, queste scene eccessive e colorate si depositano nell'immaginario del protagonista Qodrat , fungendo da ispirazione per sogni e fantasie adolescenziali che punteggiano l'intera pellicola.
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