Regia di Jacques Tourneur vedi scheda film
Jeff Markham (Mitchum) fugge da un tormentato passato e si rifà una vita nella tranquilla cittadina di Bridgeport, abbandonati gli sporchi traffici da detective privato porta avanti una serena esistenza come gestore di una stazione di servizio (con il nome di Bailey), ama ricambiato una giovane donna del posto e per lui sembra filare tutto liscio.
Ovviamente le cose non dureranno, il fragile castello di carte che Jeff si è costruito crolla miseramente quando lo scagnozzo di un boss passa da quelle parti e lo riconosce, da quel momento in poi un vortice di passione e morte tornerà a travolgerlo e al nostro protagonista non rimarrà altra scelta che affrontare il suo destino.
Quando parliamo di noir parliamo di stilemi, di topoi, di elementi portanti che fanno il film e che lo delineano nella sua essenza narrativa ed estetica, quando parliamo di noir parliamo di brutti ceffi che non hanno via di scampo, di buoni che sono anche cattivi, di donne dalla bellezza travolgente paragonabile solo alla loro malvagità.
Tutto questo ritroviamo nel film di Tourneur uscito nel’47 e dal titolo originale di Out of the past, un titolo che meglio ancora presenta i temi dell’opera e la sua profonda natura pessimista, tenuto in piedi egregiamente da un soggetto non lineare scritto da Geoffrey Homes (autore anche del romanzo d’ispirazione) il film mantiene intatta la sua essenza letteraria puntando tutto sull’ottima sceneggiatura.
Dialoghi brillanti e battute micidiali la fanno da padrone caratterizzando al meglio i personaggi principali, dall’indolente Markham/Bailey di Mitchum (vittima designata e consapevole del suo destino), al boss Whit interpretato da Kirk Douglas (in italiano diventa inspiegabilmente Rick - forse per assonanza), per non parlare poi della splendida e letale Kathie di Jane Greer (si presenta di bianco vestita ma resta una delle più crudeli dark lady che il cinema ricordi).
Tourneur cresce artisticamente nella RKO e per questa storica casa di produzione firma diversi film importanti come Il bacio della pantera e Ho camminato con uno Zombi (b-movie di gran classe), piccole perle che ancora oggi vengono ricordate dagli appassionati per l’efficace messa in scena e per l’affascinante uso della fotografia, il regista era un artigiano che lavorava su commissione (come quasi tutti i registi del periodo) ma che segnava le sue opere con uno stile definito e ben riconoscibile.
Con Le catene della colpa raggiunge forse il suo apice, le atmosfere cupe del noir ben si prestano ad una rappresentazione ricca di contrasti e di mezzi toni, Tourneur si muove a proprio agio nel genere e firma un opera completa e assolutamente da non perdere, un trattato esemplare sul cinema nero di rara efficacia e di grande fascino.
Primo ruolo da protagonista per Robert Mitchum, che con il suo sorriso sornione e malinconico risulterà perfetto per ruoli di questo tipo, e una delle prime apparizioni di peso per Kirk Douglas, Jane Greer indimenticabile e travolgente oscura persino la prorompente bellezza di Rhonda Fleming (quasi un cameo per lei).
Rifatto nel 1984 da Taylor Hackford con il titolo di Due vite in gioco.
Voto: 8.5
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